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“TERRORISMO E ANTITERRORISMO INTERNAZIONALE”
Terrorismo. i campi di concentramento in Cina
ANNO ACCADEMICO 2023/2024
(dalla presente tesi si estrae il paragrafo dedicato al Terrorismo di Stato)
Terrorismo di Stato
Così
come per la definizione stessa di “terrorismo”, anche l’identificazione del
“terrorismo di Stato” presenta delle difficoltà e complica ulteriormente
l’identificazione di una possibile definizione del primo tema.
Il
Terrorismo di Stato è l’uso di strategie e metodi di terrorismo da parte
dell’autorità statale, dove uno Stato può decidere di ricorrere a sistemi e
condotte contro la sua stessa popolazione a fini repressivi per eliminare
direttamente dei comportamenti di insubordinazione, rimuovere idee politiche
ritenute sbagliate e contro lo Stato, così come per debellare le azioni e le
idee che vadano contro la linea generale del potere politico, ugualmente per
motivi come la pulizia etnica.
Le
divergenze tra gli Stati delle Nazioni Unite avevano appunto questa questione
come oggetto principale, dove gli Stati occidentali intendevano circoscrivere
la nozione di terrorismo al terrorismo di individui “sponsorizzati” dagli
Stati, mentre i paesi afro-asiatici intendevano ampliare la definizione al
terrorismo di stato come forma di aggressione compiuta dallo Stato attraverso i
propri organi e le proprie misure.
Ugualmente
alla definizione di terrorismo, anche il Terrorismo di Stato ha diverse
connotazioni: è l’azione dello Stato di contrasto, di natura apparentemente
formale, per imporre determinate politiche o per eliminare determinate azioni
definite terrorizzanti. Questo concetto è particolarmente controverso, in
quanto si parla di condotte tenute dal Governo per sottomettere la popolazione.
D’altronde, coloro che hanno il potere vogliono mantenerlo, e non appena si
sentono minacciati agiscono in maniera illegittima e dunque non si interessano
dei mezzi (il fine giustifica i mezzi), possano questi anche consistere nel
violare i diritti umani. Uno Stato può decidere in maniera autonoma come agire
contro i suoi stessi cittadini, tramite azioni illegittime a fini repressivi,
mirate a neutralizzare le azioni degli avversari di natura politica.
Il
terrorismo di Stato può essere espresso anche come terrorismo politico, ossia
quella specie di terrorismo che cerca di ribaltare i rapporti di forza tramite
la violenza, di annichilire la forza degli avversari per affermare ciò in cui
crede. Una forma in cui si manifesta il terrorismo politico è il terrorismo
etnico: si basa sulle diverse differenze di etnie, regioni e provenienze, è
comunque profondamente legato alla politica e alla religione, agli interessi
degli Stati. Alla base del terrorismo stanno le differenze etniche e quindi il
razzismo nell’idea stessa di razza. Il terrorismo religioso spesso, in
particolare luogo il terrorismo jihadista, si esprime attraverso dei gruppi
“fondamentalisti” con attacchi terribilmente importanti. Il terrorismo politico
viene spesso utilizzato dagli Stati all’interno dei propri confini nelle lotte
di liberazione contro una potenza occupante, mentre il terrorismo etnico o
religioso viene utilizzato anche all’infuori del confine, per stabilire la
supremazia di un potere su di un altro. In alcuni casi le minoranze ricorrono
agli attentati per raggiungere l’autonomia e l’indipendenza, perché si sentono
sottomessi e privati dei diritti e delle libertà, in altri casi è lo Stato
stesso che applica il terrorismo politico per impugnare la popolazione.
Al
di fuori dei loro confini, gli Stati utilizzando il terrorismo per raggiungere
i loro obiettivi in materia di politica estera. All’interno invece, il
terrorismo di Stato ha la motivazione principale della difesa e della sicurezza
dello Stato stesso, ma ha anche diverse motivazioni subordinate: viene
utilizzano per eliminare uno o più gruppi etnici, eliminare oppositori
politici, intimidire o terrorizzare la popolazione, fare pulizia. In questi
Stati, che possono essere a regime di dittatura o assolutistici, è previsto un
ordinamento giuridico e di sicurezza pubblica ad indirizzo punitivo, in maniera
tale che il cittadino sia ritenuto colpevole e lo Stato sia giustificato
qualora prendesse provvedimenti nei suoi confronti. Queste tipologie di
attività terroristiche sono condotte segretamente, e non vengono o rilasciati
documenti ufficiali. In genere, tutte le dittature che si sono manifestate nel
corso dei secoli hanno ricorso al terrorismo di Stato per mantenere il potere e
sconfiggere i propri nemici interni. Un esempio lampante è quello che analizzeremo
nel capitolo tre dell’elaborato: l’utilizzo da parte dello Stato cinese dei
Laogai, campi di lavoro aventi lo scopo di rieducare la popolazione tramite il
lavoro.
A
seguito delle gravi violazioni dei diritti umani perpetrate dal Partito
Comunista Cinese, in particolare nei confronti degli Uiguri, la Cina è
l’esempio trasparente del terrorismo di Stato. A livello domestico, Pechino ha
implementato un controllo sociale stringente nei confronti della popolazione in
linea con i propri interessi politici ed economici, interni ed esterni.
La
politica che ha adottato lo Stato del 2014 in poi, ha portato oltre un milione
degli abitanti di quella zona ad essere detenuti nei campi di rieducazione
senza alcun procedimento legale: questa è ritenuta come la più grande
detenzione di minoranza religiosa ed etnica dopo il genocidio della popolazione
ebraica durante la seconda guerra mondiale.
Nel
vertice di giugno 2002 il cosiddetto “Shanghai Six”, un gruppo di paesi guidato
da Cina e Russia, ha rafforzato i legami militari tra l’Asia Centrale,
Uzbekistan, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan. Il 14 settembre 2002, hanno
sottoscritto una dichiarazione che afferma:
“Il terrorismo internazionale è
diventato una seria minaccia per l’umanità.”
L’accordo
di Shangai afferma la necessità di combattere il terrorismo, il separatismo e
l’estremismo. Per questo motivo è arduo arrivare ad una definizione di
terrorismo per lo stato cinese, poiché per loro i termini “separatismo” e
“estremismo” (religioso o politico) sono utilizzati in maniera ambigua, quasi
come se potessero servire come giustificazioni per perseguire la popolazione.
Difatti, molti cittadini che la Cina etichetta come “separatisti” o
“estremisti” sono soltanto degli attivisti o dei dissidenti politici che combattono
per la libertà personale, della popolazione e della loro terra. Questo
espediente è utilizzato da Pechino per reprimere le minoranze etniche, adottare
una politica interna ancora più dura, mantenere il controllo sulla popolazione,
esercitare terrore, mascherare la vera realtà dei Laogai e non avere
conseguenze.
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