Traduzione

Il presente blog è scritto in Italiano, lingua base. Chi desiderasse tradurre in un altra lingua, può avvalersi della opportunità della funzione di "Traduzione", che è riporta nella pagina in fondo al presente blog.

This blog is written in Italian, a language base. Those who wish to translate into another language, may use the opportunity of the function of "Translation", which is reported in the pages.

Metodo di ricerca ed analisi adottato

Il medoto di ricerca ed analisi adottato è riportato su
www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com
Vds. post in data 30 dicembre 2009 seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al medesimo blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

Ricerche e Tesi di Laurea e di Dottorato

L'utilizzo dei dati di questo blog può essere più proficuo tenendo presente il volume di M. Coltrinari, L. Coltrinari, La Ricostruzione e lo studio di un avvenimento militare, Roma, edizione nuovacultura, 2009, nelle parti:
Capitolo II, b. La tecnica procedurale
Capitolo IV, a. La documetazione a Corredo
Alegato. Schema per una tesi di Laurea o di dottorato
a. L'attività concettuale
b. L'attività gestionale
c. L'attività esecutiva
(ulteriori informazioni scrivere alla email ricerca23@libero.it, )
Il volume è disponibile in tutte lelibrerie e presso la Casa Editrice, Nuova Cultura, al sito www.nuovacultura.it

Cerca nel blog

mercoledì 26 marzo 2014

Rapporti con La Gran Bretagna: immigrazione e welfare

Immigrazione e welfare
Little England alza le barricate
David Ellwood
22/03/2014
 più piccolopiù grande
Tra tutti i temi che scuotono la scena politica inglese in questi anni, pochi bruciano come quello dell’immigrazione. Se c’è una dimensione della questione ‘europea’ - cioè se l’appartenenza all’Unione europea (Ue) porta più costi che benefici ai cittadini britannici - che emoziona più di ogni altra, è quella sulla libertà di cercare lavoro e uno standard di vita più alto in qualche altro stato membro dell’Unione.

Il fenomeno dell’United Kingdom Independence Party (Ukip), sconosciuto fino a poco fa e che promette di prendere fino al 25% alle prossime elezioni europee, è in gran parte il prodotto di un’ansia generalizzata sulla presunta ‘invasione’ da parte di cittadini dell’Europa dell’Est, capaci - si dice - di sovvertire il mercato del lavoro, gli equilibri finanziari del welfare state, e l’identità nazionale. Nigel Farage, il leader dell’Ukip, è arrivato a dire che, dovendo scegliere tra un paese più povero, ma inglese e uno più ricco, ma meno inglese sceglierebbe la prima opzione.

Contraddizioni a Downing Street
Nei primi nove mesi del 2013 sono stati 212,000 i nuovi arrivi, riflettendo forse l’apparente forza dell’economia inglese, ma rendendo ridicoli le promesse dei Conservatori al potere di ridurre il numero a ‘qualche decina di migliaia’. Davanti alla questione generale dell’immigrazione, i governi inglesi di questi anni si sono comportati in modo alquanto contraddittorio.

Da una parte, in una strategia di lungo termine, hanno favorito qualsiasi forma d’immigrazione che poteva abbassare i costi del lavoro, elemento portante di una rivoluzione dall’alto del mercato del lavoro che ha portato quello inglese a conoscere livelli di flessibilità e precarietà come nessuno altro in Europa (con il risultato di avere tassi di disoccupazione più bassi, ma anche livelli di produttività minori degli altri).

Dall’altra hanno dovuto tenere sempre d’occhio quelle forme di isolazionismo e protezionismo sociale espresse in modo militante dalla stampa popolare di destra e dall’Ukip. Per far quadrare questo cerchio i governi - soprattutto la coalizione attuale - hanno adoperato misure sempre più restrittive sull’accesso degli immigrati ai benefici del welfare state, dal sistema sanitario ai sussidi contro la disoccupazione.

Benefit tourism
In questa visione ha un grande ruolo lo spettro del ‘benefit tourism’, cioè l’idea che una parte significativa degli immigrati è attratto dal Regno Unito solo dall’idea che lì si può avere un accesso immediato al welfare. Un deputato Tory ha parlato di ‘uno tsunami di profughi dalla crisi della Eurozona’, tutti ansiosi di approfittare del ‘nostro sistema di welfare gratuito’.

Nessuna dimostrazione del numero ultra-esiguo di individui che possono essere identificati come ‘turisti’ in questo senso - in media forse 0.1% degli ultimi arrivi secondo l’Ue - ha potuto scoraggiare il primo ministro David Cameron e i suoi a fare propaganda presso paesi come Bulgaria e Romania per scoraggiare gli aspiranti immigranti ad arrivare sul suolo inglese. Il governo ha anche mandato nelle zone di Londra ad alta concentrazione di immigrati furgoni con pubblicità che promettevano di facilitare il loro ritorno a casa.

Asta passaporti
Il governo che compie questi gesti è lo stesso che ha suggerito di mettere i passaporti inglesi in vendita - attraverso aste con base di partenza £2.5 milioni di sterline - e che preme per una linea morbida nella vicenda ucraina per non scoraggiare il flusso di capitali e di plutocrati russi verso Londra.

Ci sono poche nazioni in un mondo globalizzato che non hanno problemi di immigrazione. In un’epoca di crisi economica poi, i protezionismi di ogni tipo si moltiplicano come virus. Quello che rende il caso inglese peculiare è il contrasto tra l’indignazione che accompagna gli ultimi flussi dall’Europa, e l’accettazione, più o meno consolidata, di quelli provenienti dall’ex-impero negli ultimi cinquant’anni.

I vari polacchi, ungheresi, rumeni ecc. si trovano identificati con quello che una certa Gran Bretagna - ‘little England’ - detesta nell’Ue: il suo ugualitarismo, comunitarismo e rifiuto di accettare la responsabilità per le conseguenze delle sue scelte. Che questo risentimento contro i risultati della liberalizzazione dei mercati del lavoro proviene dalla nazione che più di ogni altra negli anni ha predicato ai suoi partner europei la liberalizzazione di tutti i mercati non può che provocare accuse di ipocrisie e doppiezze da tutte le altre.

Su una popolazione di 63 milioni abitanti, gli immigrati dall’Ue sono circa 2.3milioni. Che qualche migliaia di loro possa trovarsi a dipendere, volendo o nolendo, temporaneamente, dal sistema del welfare inglese e questo provochi una reazione così forte dimostra semmai la fragilità degli equilibri economici e sociali nella Gran Bretagna di questi tempi.

Evidentemente è più debole di quello che il governo vuole fare credere la fiducia popolare nella sua insistenza che lì la ripresa è già in atto, e che tutti possono stare tranquilli.

David Ellwood è Senior Adjunct Professor, Johns Hopkins University, SAIS Europe, Bologna.
- See more at: http://www.affarinternazionali.it/articolo.asp?ID=2576#sthash.nWQpRdpH.dpuf

giovedì 13 marzo 2014

Australia: acquisto di 8 aerei Boeing P-8a Poseidon


IDU 59 Francia
Il Ministero della Difesa australiano ha annunciato l’acquisto di otto aerei per il pattugliamento marittimo Boeing P-8A Poseidon, con un opzione per ulteriori quattro velivoli. Il contratto ha un valore di 3,6 miliardi di dollari e le prime consegne sono previste nel 2017, da completarsi entro il 2021.
Basato sulla piattaforma dell'aereo di linea 737-800, il Poseidon è un aereo multimissione pensato per il pattugliamento marittimo a lungo raggio e per operazioni anti-sommergibile, anti-nave e ISR (Intelligence, Surveillance, Reconnaissance). L’acquisizione dei P-8A permetterà alle Forze Armate australiane di incrementare sensibilmente le proprie capacità di pattugliamento marittimo e di soddisfare un requisito operativo che, data l'estensione delle acque territoriali, viene giustamente ritenuto di fondamentale importanza dalle autorità di Canberra.
Il P-8A sostituirà progressivamente gli ormai vetusti P-3 Orion e in ciò sarà affiancato dai droni MQ-4C Triton. In questo modo dovrebbe essere ottenuta, inoltre, una maggiore interoperabilità con la US Navy nella conduzione delle operazioni di pattugliamento, poiché anche gli Americani prevedono di dotarsi, a partire dal 2017, degli UAV di Northrop Grumman.
La notizia si inserisce in un quadro caratterizzato dall’acquisizione generalizzata da parte dei Paesi dell’Asia-Pacifico di maggiori capacità nel campo della sorveglianza marittima. Il rafforzamento di queste capacità è ritenuto, infatti, di primaria importanza per il controllo delle rotte commerciali e per il presidio delle acque territoriali, soprattutto alla luce delle numerose e complicate dispute in corso tra i Paesi dell'intera area.
Il Giappone è in predicato di sostituire la propria flotta di Lockheed Martin P-3C con il programma nazionale P-1, guidato da Kawasaki Heavy Industries. La Corea del Sud sta pianificando l’upgrade elettro-ottico dei propri P-3C. L’India ha ordinato otto P-8I Neptune, una variante del Poseidon, e si è riservata l’opzione per ulteriori quattro esemplari, una volta consegnato il primo lotto.

mercoledì 5 marzo 2014

Geopolitica: n. 2/3 Pivot Asia Pacifico Autunno 2013


Da alcuni decenni si parla del XXI come del “Secolo del Pacifico”. Quest’idea è stata solo corroborata dalla decisione dell’Amministrazione Obama di riorientare la strategia nazionale degli USA per fare perno sulla regione dell’Asia-Pacifico. Gli analisti vi leggono una nuova enfasi sul controverso rapporto USA-Cina, il cui scontro per l’egemonia è preconizzato da alcuni. In questo numero diGeopolitica esperti italiani e stranieri s’interrogano sulla rilevanza che l’Asia-Pacifico avrà nella geopolitica mondiale, e su come il nuovo “pivot” della politica statunitense influenzerà gli equilibri interni alla regione.
292 pp., cartografie b/n

EDITORIALE
La transizione uni-multipolare e i nuovi pivot geopolitici (Tiberio Graziani)
FOCUS
Toward a “Greater South Asia”. The Obama administration and South and Central Asia role in the US pivot strategy, 2009-2011 (David Garcia Cantalapiedra)
Il “Secolo del Pacifico”: la nuova centralità degli stretti indonesiani e del Mar Cinese nella politica mondiale(Daniele Scalea)
Rappresentazione e ipotesi dello scontro Stati Uniti-Cina (Alessio Stilo)
L’imprevedibile futuro del regionalismo asiatico (Claudia Astarita)
Strategia nazionale italiana verso il quadrante Asia-Pacifico (Andrea Perugini)
Cina: la questione “cattolica” e la proiezione di potenza nello scenario globale (Filippo Romeo)
La nuova diplomazia triangolare birmana tra Washington e Pechino (Andrea Passeri, Antonio Fiori)
Japan and Russia: Alternative geopolitics within a multipolar international context (Nuno Morgado)
Russia’s Oil and Gas in Northeast Asia: Institutional Setting and Policy Implications (Elena Shadrina)
La corsa al riarmo nell’Asia-Pacifico in un’ottica comparata: i casi di Singapore e Malaysia (Andrea Chiriu, Alessandro Uras)
L’importanza dei Melanesiani nel riordinamento del Pacifico del Sud: il ruolo di Fiji (Matias Battaglia)
Lo scacchiere sottovalutato: l’Asia nella cartografia occidentale (Michele Castelnovi)
La strategica via d’uscita dalla lunga guerra afghana e le possibili conseguenze (Claudio Bertolotti)
Intervista a Fabio Mini (Massimiliano Porto)
ORIZZONTI
Il postmodernismo tra politica e strategia: Aldo Moro e Henry Kissinger (Danilo Campanella)
Controinsorgenza in Iraq – e sue conseguenze (Brian M. Downing)
La Comunità Energetica del Sud-Est Europa: un possibile quadro d’analisi nell’attuale contesto economico e politico dell’area balcanica (Saverio Francesco Massari)
RECENSIONI
Henry A. Kissinger, Cina
Massimo Campanini, Storia del Medio Oriente
Angelo Salento, Giovanni Masino, La fabbrica della crisi. Finanziarizzazione delle imprese e declino del lavoro
Daniele Scalea, Halford J. Mackinder. Dalla geografia alla geopolitica
Paolo Sellari, Geopolitica dei trasporti

CLAUDIA ASTARITA Professore associato di Politica della Cina, Università John Cabot
MATÍAS BATTAGLIA Laureato presso l’Università di Buenos Aires
CLAUDIO BERTOLOTTI Dottore di ricerca (Università di Torino), analista del Ce.Mi.S.S.
DANILO CAMPANELLA Presidente dell’Associazione Filomati
MICHELE CASTELNOVI Centro Studi Martino Martini di Trento
ANDREA CHIRIU Dottorando di ricerca in Storia, istituzioni e relazioni internazionali dell’Asia e dell’Africa moderna e contemporanea (Università degli Studi di Cagliari)
BRIAN M. DOWNING Storico e analista politico-militare
ANTONIO FIORI Professore a contratto, Università di Bologna
DAVID GARCIA CANTALAPIEDRA Professore associato alla Universidad Complutense di Madrid
TIBERIO GRAZIANI Presidente dell’IsAG, Direttore di Geopolitica
SAVERIO FRANCESCO MASSARI Dottore di ricerca in Cooperazione internazionale e politiche di sviluppo sostenibile (Università di Bologna)
FABIO MINI Generale di corpo d’armata in ausiliaria dell’Esercito Italiano
NUNO MORGADO PhD Candidate in International Relations, Charles University in Prague
ANDREA PASSERI Dottorando di ricerca, Università di Cagliari
ANDREA PERUGINI Vice-Direttore generale per la mondializzazione e le questioni globali, Direttore centrale per i paesi dell’Asia e dell’Oceania presso il Ministero degli Affari Esteri
FILIPPO ROMEO Ricercatore associato dell’IsAG
DANIELE SCALEA Direttore Generale dell’IsAG
ELENA SHADRINA Professore associato, Università Meiji
ALESSIO STILO Ricercatore associato dell’IsAG
ALESSANDRO URAS Dottorando di ricerca in Storia, istituzioni e relazioni internazionali dell’Asia e dell’Africa moderna e contemporanea (Università degli Studi di Cagliari)
Condividi!