Traduzione

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Metodo di ricerca ed analisi adottato

Il medoto di ricerca ed analisi adottato è riportato su
www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com
Vds. post in data 30 dicembre 2009 seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al medesimo blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

Ricerche e Tesi di Laurea e di Dottorato

L'utilizzo dei dati di questo blog può essere più proficuo tenendo presente il volume di M. Coltrinari, L. Coltrinari, La Ricostruzione e lo studio di un avvenimento militare, Roma, edizione nuovacultura, 2009, nelle parti:
Capitolo II, b. La tecnica procedurale
Capitolo IV, a. La documetazione a Corredo
Alegato. Schema per una tesi di Laurea o di dottorato
a. L'attività concettuale
b. L'attività gestionale
c. L'attività esecutiva
(ulteriori informazioni scrivere alla email ricerca23@libero.it, )
Il volume è disponibile in tutte lelibrerie e presso la Casa Editrice, Nuova Cultura, al sito www.nuovacultura.it

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domenica 21 dicembre 2014

Ricerca parametrale. Notizie del 9 dicembre 2014

Oggetto Newsletter : Libia, Forze Armate, Immigrazione
Newsletter n° 354 , 9 dicembre 2014

Oggi le diverse anime libiche provano a tornare al tavolo
 negoziale. C'è chi vuole la Libia frammentata e chi, come l'Italia 
e l'Onu, la vuole unita. La soluzione verrà dalla diplomazia o dalle armi?
In Europa, mentre si pensa a come gestire i flussi migratori
 provenienti dall'Africa, un vento di novità sembra
 essere arrivato dal nuovo pacchetto di investimenti lanciato da Juncker. 
Le grandi aspettative nutrite per i 315 miliardi di euro 
destinanti agli investimenti rischiano di essere disattese?


mercoledì 3 dicembre 2014

Ricerca Parametrale. Notizie 3 dicembre 2014

Oggetto Newsletter : Stato di Palestina,
UK e immigrazione, Putin chiude South Stream
Newsletter n° 353 , 3 dicembre 2014

Dopo Svezia, Gran Bretagna e Spagna, 
anche la Francia vota sul riconoscimento dello stato palestinese. 
E l'Italia? Per ora tre mozioni parlamentari aspettano di essere
 calendarizzate. 
Intanto Cameron chiede a Bruxelles l'adozione di misure
 efficaci per contrastare l'arrivo di nuovi immigrati.
 Londra accorcia i tempi dei negoziati con l'Ue?

Ricerca Parametrale. Notizie n. 251 del 20 novembre 2014

Oggetto Newsletter : Accordo sul nucleare, Diritti LGBTI, Califfato
Newsletter n° 351 , 20 novembre 2014

I negoziati sul nucleare fra Iran e 5+1 sembrano andare per le lunghe.
 Il massimo che possiamo attenderci è il rinvio ai tempi supplementari? 
Il Medio Oriente continua a essere scosso dall'avanzata dell'autoproclamatosi
 "stato islamico". Anche l'Egitto
il cui presidente si appresta ad atterrare in Italia, si sente sempre più minacciato.
Intanto in Italia la Corte Costituzionale ha praticamente aperto
 una via per il riconoscimento di un'istanza di risarcimento 
alle vittime delle stragi naziste. Si potrebbe aprire uno scontro diplomatico con la Germania? 

Ricerca Parametrale. Ricerca Notizie 352 del 25 novembre 2014

Oggetto Newsletter : Renzi scommette su Sisi, Euroscettici, Libia
Newsletter n° 352 , 25 novembre 2014

Secondo giorno della visita ufficiale del presidente egiziano
 Al-Sisi in Italia. Renzi investe sul ruolo stabilizzatore del nuovo regime egiziano,
ma esistono anche forti controindicazioni.
 Intanto la Libia non migliora, l'eroina scorreù
 sulla via della seta e la Cina insiste sull'Africa
. In Europa è l'ora degli euroscettici: ma è forse molto rumore per nulla?

martedì 18 novembre 2014

Ricerca parametrale. Notizie. N. 350. 17 novembre 2014

Newsletter : Riscatti, Italia pivot energetico, Nato
Newsletter n° 350 , 17 novembre 2014


La crisi ucraina non accenna a spegnersi, facendo sorgere
 interrogativi sul futuro energetico europeoù
 e il ruolo della Nato come strumento di difesa collettiva.
 L'Italia può assumere un ruolo di guida per un coordinamento 
energetico fra Unione europea e Nord Africa?
 E l'Alleanza Atlantica, dopo anni di missioni,
 non rischia ora di passare in trincea?
Dopo la liberazione di Marco Vallisa, torna in auge ù
il dibattito sui riscatti. Pagare o non pagare,
 questo il dilemma.



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 troverai un ricco archivio di articoli, speciali, recensioni
 di novità librarie, notizie in tempo reale dall'agenzia AGI
 e il nostro Speciale su Venti indipendentisti in Europa.

Ricerca parametrale: Notizie. 12 novembre 2014. 349

Oggetto Newsletter : Palestina, Iran, Investimenti cinesi in Italia
Newsletter n° 349 , 12 novembre 2014

Il vento di una nuova intifada soffia sempre più forte, 
dopo un'escalation di violenze tra israeliani e palestinesi 
osservata da vicino dall'Unione europea che fatica a trovare
 il budget per la nuova operazione Triton. Ancora irrisolti
 i nodi sul nucleare, ma la scadenza dell'accordo con l'Iran
 si avvicina.

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 dall'agenzia AGI e il nostro Speciale su
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lunedì 10 novembre 2014

Parametrazione. Ricerca di notizie

Oggetto Newsletter : Lotta al Califfato,
Egitto, Elezioni di Mid term
Newsletter n° 347 , 28 ottobre 2014

La guerra contro l'autoproclamatosi "stato islamico" continua.
 Per rafforzare la nuova colazione dei volenterosi,
 la Casa Bianca corteggia l'Egitto, sbloccando l'invio dei dieci
 attesissimi Apache. 
Ma contro quale Islam combatte l'Occidente?
 E l'Europa, la cui politica estera è ormai nelle mani
 di Federica Mogherini, 
che ruolo potrà ritagliarsi in Medio Oriente?


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dove troverai un ricco archivio di articoli, speciali, 
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dall'agenzia AGI e il nostro Speciale su Guerra al Califfato

lunedì 27 ottobre 2014

Parametrazione. Ricerca Notizia

Oggetto Newsletter : Tunisia, Brasile e
Ucraina al voto; Costo sanzioni per Ue
Newsletter n° 346 , 22 ottobre 2014

Fine settimana ai seggi per ucraini, tunisini e brasiliani.
 Mentre la Tunisia cerca di rispondere alla 
polarizzazione con il consenso, il Brasile cerca 
un presidente davvero innovatore.
E gli ucraini? Avranno davvero in mente 
l'Europa facendo la fila davanti ai seggi?
E intanto gli europei contano quanto costano 
le sanzioni alla Russia.

Parametrazione: Ricerca Notizie

Oggetto Newsletter :
Vertice Asem, Leggi di stabilità,
Ballottaggio in Brasile
Newsletter n° 345 , 17 ottobre 2014

Al vertice Asem che si conclude oggi a Milano, 
l'Europa cerca un ruolo nel grande gioco asiatico.
A Bruxelles sono intanto arrivate le leggi di stabilità:
l'impianto di Renzi finirà nel mirino degli eurocrati? 
L'atteggiamento della Commissione nei confronti dell'Italia cambierà?
 Per sciogliere il dubbio bisognerà aspettare il 29 ottobre. 
Juncker lavora al suo piano da 300 miliardi e la sua squadra 
mostra qualche novità. Alcune riguardano proprio Federica Mogherini. 

Parametrazione: Ricerca notizie

Oggetto Newsletter : Battaglia di Kobane,
Ebola, Cittadinanza
Newsletter n° 344 , 14 ottobre 2014

Mentre la roccaforte curda Kobane sembra cadere
 nelle mani dei jihadisti dell'autoproclamatosi Stato islamico, 
la Turchia schiera le sue truppe al confine senza intervenire.
 Erdoğan ha più paura di un eventuale successo curdo? 
Per bloccare la tragedia che si sta consumando sul campo
 si può intervenire anche senza le Nazioni Unite?
L'arrivo dell'Ebola in Europa porta l'Ue a istituire 
una missione di emergenza. Serve una risposta
 politica a questa epidemia? 

martedì 21 ottobre 2014

Parametrazione: ricerca notizie

Oggetto Newsletter : Bce, Alleanza contro il Califfo,
Elezioni in Brasile, Catalogna
Newsletter n° 342 , 2 ottobre 2014

La coalizione contro l'autoproclamatosi "stato islamico"
 sta riportando Washington in Medio Oriente. 
Ma Obama ha una chiara strategia politico-militare?
Mentre la Turchia pensa come entrare nella coalizione dei volenterosi,
 il dibattito interno si sposta sulle scuole. Il velo non è più un tabù, 
a essere vietati sono ora i tatuaggi.


mercoledì 15 ottobre 2014

Parametrazione: Ricerca Notizie

Oggetto Newsletter : Califfato, Negoziato sul nucleare, Crisi ucraina
Newsletter n° 341 , 24 settembre 2014

L'avanzata del Califfato complica l'accordo finale sul nucleare iraniano.
 Quali sono i rischi di un eventuale fallimento del negoziato?
L'attività dei jihadisti si mostra anche in Egitto,
 sconvolto da una serie di attentati. Mentre Sisi 
cerca di ampliare il campo della lotta al terrorismo, 
la nuova legge elettorale spiana la strada ai gattopardi di Mubarak.

martedì 23 settembre 2014

Parametrazione. Ricerca Notizie

Oggetto Newsletter : Regno dis-Unito,
Coalizione anti-Is, Mare Nostrum
Newsletter n° 340 , 17 settembre 2014

Alla vigilia del referendum indipendentista della Scozia, 
Affarinternazionali dedica uno Speciale alla Gran Bretagna. 
Andiamo verso un Regno dis-Unito? Qualora Edimburgo divorziasse
 da Londra, potrebbe trovare famiglia a Bruxelles?
E Obama, indaffarato a mettere insieme una nuova
 coalizione di volenterosi contro il Califfato, che cosa riuscirà a concludere?
 Quali sono i rischi della sua strategia?




Oggetto Newsletter : Mogherini Lady Pesc,
 Nato, nuovi terroristi, ostaggi, Ucraina
Newsletter n° 337 , 2 settembre 2014

La nomina di Federica Mogherini ad Alto Rappresentante 
suscita commenti sulla politica italiana e sulla persona, 
ma ricorda la necessità di affrontare grossi nodi istituzionali e politici. 
Ne trattano Gramaglia, Darnis e Bonvicini.
Il prossimo Summit della Nato in Galles deve 
rispondere alla doppia sfida ad Est e a Sud.
Il moltiplicarsi degli ostaggi nelle mani 
dei terroristi obbliga a prendere una posizione comune 
sulla questione dei riscatti: pagare oppure no?
Chi sono i nuovi terroristi reclutati in massa tra i cittadini
 europei e americani?
L'Ucraina è in guerra: c'è ancora qualche spiraglio
 per salvare la situazione?

lunedì 22 settembre 2014

Ricerca Parametrale: NOTIZIE


Oggetto Newsletter : Coalizione anti-IS,
Relazioni transatlantiche, Ue, Bce
Newsletter n° 339 , 12 settembre 2014

Mentre il "Transatlantic Trends Survey 2014"
 rivela che oltre la metà dei cittadini Usa non approva la sua politica estera,
 Obama raccoglie adesioni per la nuova "coalizione dei volenterosi"
che dovrà annientare lo "Stato islamico". 
L'Italia si impegna con gli Usa, ma oltre ad essere un'alleata volenterosa,
 che contributo sarà capace di dare? 
In Europa continuano le preoccupazioni economiche.
 Da Milano, Draghi lancia l'ultima chiamata alla crescita. 
La politica monetaria basterà a risollevare l'economia? E che ruolo potrà giocare la nuova Commissione annunciata da Juncker?



Oggetto Newsletter : Vertice Nato, Libia, 

'Cloni' di Renzi in Ue
Newsletter n° 338 , 9 settembre 2014
Concluso il vertice Nato, l'Italia si prepara a fare parte
 della coalizione che fronteggerà lo stato islamico.
 Il califfato non è però l'unica preoccupazione proveniente 
dal Medio Oriente, dove non si spegne la miccia innescata dalla crisi libica. 
L'Ue riuscirà a mobilitare una diplomazia collettiva per evitare un'ulteriore escalation?


Per seguirci costantemente, 
visita il nostro sito
dove troverai un ricco archivio di articoli, speciali, recensioni 
di novità librarie e notizie in tempo reale dall'agenzia AGI. 

martedì 16 settembre 2014

Ricerca parametrale. Notizie

Oggetto Newsletter : Libia, Califfato islamico, Mar Nero, Difesa collettiva Ue
Newsletter n° 335 , 27 agosto 2014

Prosegue il conflitto in Siria ed Iraq, ma è necessario comprenderne
 bene tutte le sfaccettature per intervenire in modo efficace. In Libia
 la situazione peggiora e aumentano le pressioni sull'Italia: la Merkel, dopo Kiev, 
potrebbe utilmente venire anche a sud. Nel frattempo l'Ue, a modo suo, prova a dotarsi di
 strumenti minimi essenziali: una clausola di solidarietà e una nuova strategia marittima.



Oggetto Newsletter : Ucraina, Libia, Iraq, Kuwait, Brics e Giappone
Newsletter n° 334 , 20 agosto 2014

Si riaprono tutti i conflitti nel mondo arabo con la prospettiva di nuovi
 interventi americani ed europei. Tutto ciò potrà avere effetti negativi sulla crisi in Ucraina?
Ma i Brics lanciano la loro sfida al "sistema occidentale" e il Giappone cerca di diventare
una potenza normale



Oggetto Newsletter : Candidatura Mogherini, Stretta di mano tra Renzi e Sisi, Caso Marò
Newsletter n° 333 , 6 agosto 2014

Dopo aver ricevuto la lista dei nomi dei candidati dai paesi dell'Ue, J
uncker deve ora decidere la formazione della sua Commissione. 
L'Italia punta tutto su Mogherini, ma il nostro ministro degli esteri non ha la strada spianata.
Renzi è intanto volato al Cairo divenendo il primo leader occidentale a stringere la
 mano al presidente Al-Sisi. Occhi chiusi davanti all'autoritarismo egiziano?
Da Delhi arriva poi l'ennesimo rinvio dei tribunali indian
i sulla questione dei nostri fucilieri di marina. Quella dei Marò è una storia infinita?



Oggetto Newsletter : Libia in fiamme, Nomine nuovi commissari, Difesa
Newsletter n° 332 , 1 agosto 2014


Nel paese delle 1200 milizie è scoppiato un incendio che nessuno sembra in 

grado di fermare. La comunità internazionale può fare ancora qualcosa in Libia? 
Ieri i paesi dell'Ue hanno presentato i candidati alla Commissione, ma i portafogli
 devono ancora essere assegnati. L'Italia punta tutto su Mogherini. Tattica rischiosa? 
E Juncker potrà trasformare la Commissione in un collegio a geometria variabile?

mercoledì 3 settembre 2014

Buona Lettura

Anno Accademico 2014-2015
Dopo la pausa estiva, riprendono le pubblicazioni dei post. Saranno messi anche quelli relativi a Luglio ed Agosto per completamento di archivio e non avere buchi per le ricerche, ma non saranno rinviati
 A Tutti, 
 frequentatori, studenti e lettori un augurio di una felice ripresa e di un proficuo lavoro
(email geografia2013@libero.it)

martedì 1 luglio 2014

ISAG: un approfondimento.Le Zone Economica Speciali: una validà opportunità

Pietro StiloOpinioni & CommentiUn commento
Le Zone Economiche Speciali: una valida opportunità
Da un po di tempo nel lessico comune si è aggiunto un nuovo termine prima usato quasi esclusivamente da tecnici e studiosi di economia: Zes. L’acronimo Zes (Zone Economiche Speciali) sta diventando molto popolare grazie agli articoli di stampa che per diversi motivi ne parlano, anche con una certa frequenza. In effetti non è l’unico termine tecnico-economico che si sta diffondendo nell’uso comune; parole come spread, bund, rating, fino a qualche tempo prima appannaggio dei soli addetti ai lavori, sono entrati nel lessico giornaliero.
Ma cosa sono le Zone Economiche Speciali? E sono davvero così importanti e utili da chiederne con così tanta forza la loro creazione? Io ritengo di sì, ma andiamo per ordine.
Le Zes sono delle zone speciali (zone franche di seconda generazione) all’interno di un paese, dove grazie ad una finzione giuridica alcuni strumenti di politica commerciale, come ad esempio i dazi, vengono eliminati insieme ad altre imposte, come il taglio dell’Iva, e si riducono i requisiti burocratici necessari per fare impresa; tutto ciò nella speranza di attrarre nuove aziende e nuovi investimenti dall’estero, soprattutto IDE (investimenti diretti esteri), i quali hanno come caratteristica principale quella di essere investimenti a medio e lungo periodo e a basso grado di liquidità (quindi in linea teorica portatori di sviluppo e conoscenza), a differenza degli investimenti di portafoglio (investimenti esteri indiretti) che possono essere anche di breve periodo e quindi potenzialmente a solo carattere speculativo. In genere tale politica si applica a territori particolarmente depressi all’interno di uno Stato in modo da incentivarne lo sviluppo economico e sociale, oppure attorno a zone di confine o infrastrutture strategicamente importanti per l’economia (e non solo) di un paese, come ad esempio porti e aeroporti.
Dicevamo se è economicamente conveniente per un paese la loro creazione: la risposta a mio avviso è sì senza alcun tentennamento.
E’ dimostrato dall’esperienza, supportata a sua volta dai dati statistici ed economici, che le varie Free Zone in giro per il mondo (circa 2700 tra I e II tipo) danno risultati molto vantaggiosi: attrazione di investimenti esteri, creazione di posti di lavoro, maggiore competitività tra le aziende, scambio di nuova tecnologia e know how; di fatto, quindi, sviluppo economico e sociale dei territori che le ospitano. Benefici che superano di gran lunga i costi di una Zes: infatti per la sua realizzazione, oltre a un impegno di spesa da parte dello Stato e degli Enti locali, vanno supportate anche le perdite all’erario dovute agli incentivi previsti dalla legge costitutiva della Zes, ben poca cosa se si considera che riguardano si le aziende esistenti su quel territorio, ma riguardano soprattutto quelle di nuova costituzione che non rappresentano alcuna perdita rispetto agli esercizi precedenti, in quanto appunto, non esistendo, non versano alcuna quota alle casse pubbliche e magari la maggior parte di esse senza la nascita della zona speciale non sarebbe stata creata.
Negli ultimi anni a causa della crisi economico-finanziaria che ha visto coinvolti soprattutto i paesi di vecchia industrializzazione, in particolare quelli europei, la loro costituzione è stata spesso caldeggiata e richiesta nel vecchio continente. Nei paesi dell’UE sono già operative circa 70 Free Zone del I e II tipo (la differenza sta nell’essere zone franche o Zes, le prime hanno un regime più semplice che non si pone l’obiettivo dell’attrazione degli investimenti) alcune delle quali preesistenti all’entrate nell’Unione dei rispettivi paesi ospitanti. La loro creazione è sottoposta ad un rigido meccanismo comunitario che tende ad accertare che gli incentivi previsti dalla Free Zone non sia assimilabili ad aiuti di Stato (proibiti dalla legislazione Comunitaria) e ci siano veramente quelle condizioni necessarie per poter richiedere la nascita della Zes e cioè che quel territorio o zona sia in una condizione di forte disagio economico ed occupazionale. Il tutto deve essere preceduto da una legge nazionale che ne preveda la costituzione su proposta di un Ente locale ma anche di un singolo cittadino o di una persona giuridica.
In Ue un esempio di eccellenza può essere considerata l’Irlanda, tanto è vero che il 18 febbraio 2012 la delegazione cinese, presieduta dal vice presidente Xi Jinping, (divenuto il 15 novembre dello stesso anno nuovo leader della Repubblica Popolare Cinese), ha scelto soltanto l’Irlanda come unica tappa nell’area comunitaria proprio per visitare la prima “zona franca industriale di esportazione” realizzata al mondo, ossia la Shannon Free Trade Zone istituita nel 1959, la quale successivamente alla prima visita di un leader cinese, Jiang Zemin nel 1980, è servita da modello per il successo delle zone economiche speciali nella Cina meridionale, le quali hanno contribuito ad alimentare la riforma economico–commerciale cominciata proprio negli anni ’80. Le Free Zone cinesi rappresentano oggi, dunque, un esempio di eccellenza a livello globale e fungono da punto di riferimento e spunto per tutti quei paesi che vogliono realizzarle nel loro interno. Un altro esempio di eccellenza può essere considerata l’esperienza delle Zes in Polonia.
In Polonia le Zes attualmente attive sul territorio nazionale sono 14. Gli imprenditori che vi insediano la loro l’attività in esse possono ottenere aiuti pubblici consistenti e per poter beneficiare dell’esonero fiscale previsto dalla legge polacca il valore dell’investimento non può essere inferiore a € 100.000; sia l’investimento che i posti di lavoro creati devono essere mantenuti per almeno 5 anni per quanto riguarda le aziende di grandi dimensioni mentre per le PMI il vincolo è di 3 anni. Il motivo principale della creazione delle ZES era il fatto che la Polonia era economicamente come un paese in via di sviluppo, aveva quindi bisogno di capitali, tecnologie e infrastrutture per accorciare le distanze con i paesi maggiormente industrializzati. Istituite con la Legge del 20 ottobre 1994, le parole chiave contenute in esse sono: sviluppo, incremento e concorrenzialità, di fatto le parole chiave di tutte le Zes sparse nei cinque continenti. La loro durata inizialmente prevista fino al 2017 è stata prorogata dai Decreti governativi varati nell’estate del 2013 fino al 31 dicembre 2026 a conferma degli enormi vantaggi che rivestono per l’economia polacca.
Vantaggi importanti anche e soprattutto per coloro che investono nelle Zes polacche: se facciamo un’analisi di rischio paese viene fuori che la Polonia è un paese economicamente, finanziariamente e politicamente stabile (il premier Donald Tusk, eletto nel 2007, è stato riconfermato nel 2011) ha una popolazione di circa 38 533 789 abitanti, con un ISU (indice di sviluppo umano) pari a 0.821, dal 1999 è membro NATO e dal 2004 UE. La crescita del Pil è del 2% circa, la disoccupazione è del 10.1%, la percentuale di laureati in relazione alla popolazione nel 2011 era del 24% e gli accessi ad internet pari a 649 ogni 1000 abitanti. Un quadro quindi interessante e stabile a cui si affiancano le agevolazioni statali, i bassi costi di produzione e distribuzione, il facile l’accesso ai mercati europei, tutti incentivi fondamentali per chi investe. Inoltre l’imprenditore che decide di fare impresa nelle Zes polacche può usufruire di un lotto di terreno preparato per l’investimento a prezzi vantaggiosi, consulenza gratuita nell’adempimento di tutte le formalità burocratiche, esonero dall’imposta sugli immobili, sgravi per i dazi doganali (per i paesi extracomunitari), incentivi per l’assunzione di nuovo personale.
Alcune Zes si sono specializzate nell’attrazione di specifici investimenti di settore, ad esempio quella di Katowice nel comparto automobilistico, quella di Pomorze nel settore elettronico, attirando l’investimento anche di colossi multinazionali di importanza globale. Ogni Zes si gestisce autonomamente attraverso una sua autorità che prende le decisioni operative ed organizzative in ordine agli investimenti da realizzare e alle attività da incentivare. In questo contesto da segnalare anche la presenza a Varsavia dell’Agenzia per gli investimenti esteri che ha contabilizzato tra il 2005 e il 2012 un’attrazione di circa 170 miliardi di euro piazzando la Polonia al 3° posto per attrattività dopo Cina e Usa. La Polonia ha superato (anche grazie a questi strumenti) in maniera egregia gli effetti della crisi economico-finanziaria che ha danneggiato l’economia mondiale negli ultimi anni. Una ricetta economica quindi vincente, in cui le Zes fanno la loro parte in maniera determinante.
A livello mondiale le circa 2700 Free Zone (di varie tipologie e denominazioni) sono sparse nei cinque continenti e contribuiscono a loro modo ad incentivare economicamente e socialmente i territori che le ospitano, come proprio l’esempio polacco ci dimostra. Sicuramente un limite all’interno dell’UE è costituito dal vincolo che gli incentivi erogati in una ZES non debbano configurarsi come aiuti di stato. Ciò dal punto di vista teorico riduce molto le possibilità concrete di azione, anche se come ad esempio è successo nel caso Alitalia la politica riesce in qualche modo a superare i vincoli burocratici imposti dall’UE e ciò che in teoria avrebbe dovuto essere un aiuto di stato nei non è stato considerato come tale e quindi è stato realizzato. Rimangono quindi ampi margini per la contrattazione di natura politica che rendono fattibili le ZES anche all’interno dell’Unione Europea. In conclusione, sarebbero un’esperienza valida e da incentivare anche nel nostro paese come strumento in più per poter risalire la china dopo anni di crisi economica e conseguente recessione, in modo da dare sviluppo soprattutto a zone particolarmente depresse del nostro territorio nazionale.


NOTE:
Pietro Stilo è dottorando di ricerca in "Scienze economiche e metodi quantitativi" presso l'Università di Messina.

martedì 17 giugno 2014

Orizzonti Cina Numero di Aprile

  
Bentornati alla newsletter OrizzonteCina (ISSN 2280-8035). Il numero di aprile tratta di:
• La Cina si globalizza sui mari

• La sfida marittima tra Usa e Cina

• Come cambiano gli investimenti esteri in Cina

• Marketing in Cina: una prospettiva culturale

• Se il Partito comunista cinese studia Tocqueville

• Le aziende italiane e la nuova Free trade zone di Shanghai. Intervista a Giovanni
Pisacane

Buona lettura!

» Numeri precedenti

 

sabato 31 maggio 2014

Ambassador Series: His Excellency Nguyen Hoang Long


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The Ambassador Series is an initiative developed by Ce.S.I. - Centre for International Studies. The Series aims to give university students the chance to expand their understanding of current political affairs through a series of debates with some of the most distinguished foreign representatives in Italy. The initiative stems from the desire to introduce aplatform for debate with, and among, professionals of international politics as a formative experience in the professional and intellectual development of a new generation of International Relations thinkers.

The Ambassadors involved will be asked to share their views with the audience on high profile, pre-arranged topics and answer questions that will fuel the debate. Meetings will be held according to Chatham House rules (confidentiality).The Ambassador Series is a tool to stimulate and enrich the understanding of those who are eager and curious enough to go beyond the over-simplifications and superficialities of present-day international affairs reporting. 

Ce.S.I. is proud to host H.E. Nguyen Hoang Long, Ambassador to Italy of the Socialist Republic of Vietnam.

Tuesday, 3rd June 2014, 18.00 - 19.30
Ce.S.I. Conference Room 
There will be a limited number of participants.



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lunedì 5 maggio 2014

Minoranze: un nuovo ciclo alla cattedra di Geografia Politica ed Economica Università La Sapienza

Lezioni di metodo geografico e geopolitico: Studiare le minoranze: il 5 maggio in Sapienza
Lunedì 5 maggio 2014 s’inaugurerà il nuovo ciclo di seminari frutto della sinergia tra l’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG) e la Cattedra di Geografia Politica ed Economica del Dipartimento di Scienze Politiche (DiSPo) dell’Università Sapienza di Roma.
Lezioni di metodo geografico e geopolitico – questo il titolo del ciclo seminariale – è pensato per fornire a studenti, studiosi e cultori occasioni di approfondimento metodologico, così da rafforzare lo statuto scientifico della geografia politico-economica e della geopolitica.
Il primo appuntamento, previsto per lunedì 5 maggio 2014 alle ore 10.00 presso la Sala delle Lauree della Facoltà ex Scienze Politiche della Sapienza (Piazzale Aldo Moro 5, Roma), sarà su Studiare le minoranze. La discussione verterà in particolare sulla recente opera, edita dalla Oxford University Press,Multiculturalism and Minority Rights in the Arab World, curato da Will Kymlicka e Eva Pföstl.
L’opera collettanea combina le scienze sociali e la teoria politica normativa, attingendo a una vasta gamma di discipline pur mantenendo un chiaro fuoco sull’obiettivo normativo di creare forme più giuste di cittadinanza inclusiva. Il tema è strettamente attuale: la “Primavera Araba” ha rappresentato il titolo di punta nei media per due anni, e la sorte delle minoranze è una delle questioni principali. Gli autori includono tanto esperti locali quanto studiosi d’alto profilo internazionale. L’opera porta il caso arabo all’interno del dibattito globale sul multiculturalismo.
All’incontro parteciperanno uno dei curatori del volume, la Prof.ssa Eva Pföstl dell’Istituto San Pio V di Roma; il giurista Luigino Manca (Sapienza), il curatore de L’unità nella diversità. Religioni, etnie e civiltà nel Kazakhstan contemporaneo Dario Citati (IsAG), la giornalista Emanuela Irace (“L’Unità”), lo storico Daniele Scalea (IsAG) e i geografi Matteo Marconi (Università di Sassari) e Paolo Sellari (Sapienza).
La locandina col programma completo dell’incontro è disponibile in PDF cliccando qui.
L’evento è aperto anche al pubblico esterno all’ateneo. Per prendere parte all’incontro si prega di registrarsi tramite l’apposito formulario dei contatti.

giovedì 10 aprile 2014

Cambiamento climatico: campanelli d'allarme



(attenzione: traduzione automatica dalla lingua inglese. Testo originale Lingua inglese)
A Yokohama, in Giappone, il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) ha pubblicato il suo Rapporto del gruppo di lavoro II, incentrata sull'impatto del cambiamento climatico. La mossa è parte del processo di Quinto rapporto di valutazione che culminerà nella sessione formale 40esimo dell'IPCC nel mese di ottobre, che si terrà nella capitale danese, Copenaghen. In assenza di risultati notevoli da incontri dell'IPCC negli ultimi anni, le speranze sono alte che l'ultima relazione di valutazione, il primo dal 2007, in grado di fornire un impulso per un'azione coordinata. Le possibilità di questo sono bassi, tuttavia, a causa del continuo disaccordo su come il peso della riduzione dei gas serra deve essere distribuita.
L'incertezza e la gamma di possibili risultati di entrambi i modelli fisici ed economici hanno reso la discussione pubblica dei cambiamenti climatici difficile. Come risultato, dissenters da entrambe le estremità dello spettro è stata assegnata una voce sproporzionato. Le relazioni di valutazione dell'IPCC sono progettati per presentare una sintesi tradizionale della corrente comprensione del contesto fisico, sociale ed economico del cambiamento climatico e, in anni più recenti, di possibili strategie di adattamento.
Poco di nuovo da vedere
Anche se il rapporto pubblicato questa settimana sugli impatti del cambiamento climatico contiene molto materiale nuovo, in particolare in relazione agli oceani e l'agricoltura, il quadro fondamentale non è cambiata dopo la pubblicazione della prima relazione di valutazione nel 1990: il cambiamento climatico derivante da emissioni di gas serra indotto dall'uomo emissioni sta avvenendo e vi è un rischio significativo che il suo impatto sarà un grave danno per la società umana. Anche in scenari di impatto relativamente blande, il costo di adattamento è probabile che sia superiore al costo di abbattimento ragionevole.
Il messaggio da rapporti di valutazione successive è stata che ulteriori ricerche scientifiche è accorciando il periodo di tempo durante il quale il cambiamento climatico ci si aspetta, con discussione ora concentrando sull'impatto dei cambiamenti climatici durante vite attuali, piuttosto che quelli dei nostri nipoti. Inoltre, l'ultimo rapporto rileva l'impatto negativo che i cambiamenti climatici possono avere sulla stabilità politica sia all'interno dei paesi e nei loro rapporti con l'un l'altro.
Il peccato originale
Nonostante i quasi 25 anni siano passati da quando il primo rapporto, e nonostante una buona comprensione aver sviluppato di ciò che deve essere fatto per mantenere il rischio del cambiamento pericoloso a un livello basso, non vi è alcuna soluzione in vista sulla questione irta di come dividere il carico di azione. Mitigazione delle emissioni di gas serra è un esempio da manuale di quello che gli economisti chiamano un bene pubblico: i costi di fare qualcosa sono a carico di particolari individui o imprese, ma perché il clima è globale, i benefici sono equamente ricevuto da tutti.Tutti, dunque, avrebbe preferito che qualcun altro intraprendere misure di abbattimento costose, mentre essi stessi, di conseguenza, possono continuare a godere il reddito da attività inquinanti e non soffrono di un impatto negativo sul clima.
emissioni di gas serra
Il motivo principale per cui non vi è stata alcuna seria azione globale sul cambiamento climatico è che l'originale 1997 protocollo di Kyoto ha stabilito il principio che i paesi in via di sviluppo non hanno dovuto assumere impegni vincolanti. A quel tempo, le uniche regioni detenute da sviluppare sono stati del Nord America, Europa, Giappone, Australia e Nuova Zelanda. Paesi come la Corea del Sud, Iran, Singapore e Cina non hanno dovuto fare tali impegni, nonostante in alcuni casi, essere più grande o più ricco di quelli che ha fatto. Mancanza di lungimiranza dei negoziatori ha fatalmente compromesso l'efficacia del protocollo di Kyoto. Nel 1990, anno di riferimento del protocollo, i paesi con un obiettivo vincolante per il 59% delle emissioni (escluse le emissioni di utilizzazione del territorio, che sono difficili da misurare); entro il 2010 questa percentuale era scesa al 40% ed è ancora in calo.
La fortissima crescita della Cina e di altre economie emergenti grandi dal 1990 ha trasformato questa biforcazione in un grande blocco. I paesi ricchi non intervenire a meno che i grandi mercati emergenti anche farlo. Senza questo, non c'è speranza di evitare pericolosi cambiamenti climatici; un attaccante-punto è che i paesi ricchi sono ansiosi di assicurarsi che essi non ripongono la loro società in una situazione di svantaggio competitivo. Al contrario, la Cina e altre economie emergenti non abbandonare il principio che essi non devono assumere impegni vincolanti, anche se negli ultimi anni sono stati fatti diversi gradi di impegni volontari.
Angeli accidentale
Nonostante i progressi delle principali politiche-tali di abbattimento come sistemi di scambio delle emissioni e standard dei veicoli rigorosi nell'UE, in Australia e lo stato della California, Stati Uniti-ha, nella migliore delle ipotesi, state procedendo in maniera stop-start, un certo numero di paesi sono ancora probabile per soddisfare i loro obiettivi di Kyoto. La recente recessione in Europa e negli Stati Uniti ha ridotto l'attività economica e quindi le emissioni. L'avvento di gas di scisto ha ridotto ulteriormente le emissioni negli Stati Uniti, come la combustione del gas naturale ha circa la metà dell'impatto climatico-cambio di carbone, che è stato soppiantando nella produzione di energia. Il crollo della produttività delle industrie inquinanti nei primi anni 1990 nella ex Unione Sovietica significa che questi paesi sarà facile raggiungere i loro obiettivi (un fondente che ha portato all'uso del termine "aria calda" per descrivere le riduzioni della Russia). Nel caso dell'Australia, le variazioni del tasso di liquidazione dei nuovi terreni agricoli sarà il fattore principale nel raggiungere l'obiettivo. Al contrario, le emissioni del Giappone sono molto più alti del previsto, a causa della chiusura della sua capacità nucleare dopo l'incidente nucleare di Fukushima nel 2011.
Miglioramenti dell'efficienza energetica nei veicoli e nell'industria, spinti dai prezzi elevati dell'energia e più severe norme di efficienza del carburante, hanno giocato un ruolo chiave nella riduzione delle emissioni. Questi fattori sono la ragione principale per l'ottimismo nei confronti della Cina, che è ora il più grande contributore alle emissioni annuali. L'economia cinese utilizza circa sei volte più energia di quella del Giappone per produrre una data unità di produzione economica, per cui vi è abbondanza di spazio per il risparmio energetico e riduzione delle emissioni associate.Inoltre, molti di questi saranno disponibili a basso costo e sono coerenti con altri obiettivi politici cinesi, come il miglioramento della qualità dell'aria e l'aumento dei prezzi di utilità. La crescita dei consumi di carbone della Cina dovrebbe rallentare in modo significativo, provocando la crescita delle emissioni diminuirà ulteriormente.Nonostante questo, però, le emissioni della Cina continuerà ad aumentare, anche se a un ritmo più lento.
Il rapporto IPCC sottolinea l'importanza di garantire un accordo globale nel 2015, nonostante la tensione persistente tra le economie sviluppate, dove le emissioni sono state concentrate storicamente, e le economie emergenti, dove la crescita attuale delle emissioni è più forte. Politiche a livello nazionale significa che la crescita delle emissioni nelle economie grandi mercati emergenti dovrebbe rallentare, ma la decelerazione possono essere solo modesti. È necessario significativa la volontà politica di rispettare il punto di riferimento generalmente accettato di limitare il riscaldamento globale a meno di 2 gradi Celsius, anche se questo obiettivo è oggi probabilmente irraggiungibile. Anche se dovrebbero essere seriamente allarmati, i leader mondiali sono improbabili a reagire alla nuova relazione con qualsiasi nuova azione. Molto poggia quindi sulla Conferenza 2015 delle Parti sul cambiamento climatico a Parigi. In caso di mancata lì a fissare un quadro politico adeguato memorizza fino problemi per gli anni a venire.

mercoledì 26 marzo 2014

Rapporti con La Gran Bretagna: immigrazione e welfare

Immigrazione e welfare
Little England alza le barricate
David Ellwood
22/03/2014
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Tra tutti i temi che scuotono la scena politica inglese in questi anni, pochi bruciano come quello dell’immigrazione. Se c’è una dimensione della questione ‘europea’ - cioè se l’appartenenza all’Unione europea (Ue) porta più costi che benefici ai cittadini britannici - che emoziona più di ogni altra, è quella sulla libertà di cercare lavoro e uno standard di vita più alto in qualche altro stato membro dell’Unione.

Il fenomeno dell’United Kingdom Independence Party (Ukip), sconosciuto fino a poco fa e che promette di prendere fino al 25% alle prossime elezioni europee, è in gran parte il prodotto di un’ansia generalizzata sulla presunta ‘invasione’ da parte di cittadini dell’Europa dell’Est, capaci - si dice - di sovvertire il mercato del lavoro, gli equilibri finanziari del welfare state, e l’identità nazionale. Nigel Farage, il leader dell’Ukip, è arrivato a dire che, dovendo scegliere tra un paese più povero, ma inglese e uno più ricco, ma meno inglese sceglierebbe la prima opzione.

Contraddizioni a Downing Street
Nei primi nove mesi del 2013 sono stati 212,000 i nuovi arrivi, riflettendo forse l’apparente forza dell’economia inglese, ma rendendo ridicoli le promesse dei Conservatori al potere di ridurre il numero a ‘qualche decina di migliaia’. Davanti alla questione generale dell’immigrazione, i governi inglesi di questi anni si sono comportati in modo alquanto contraddittorio.

Da una parte, in una strategia di lungo termine, hanno favorito qualsiasi forma d’immigrazione che poteva abbassare i costi del lavoro, elemento portante di una rivoluzione dall’alto del mercato del lavoro che ha portato quello inglese a conoscere livelli di flessibilità e precarietà come nessuno altro in Europa (con il risultato di avere tassi di disoccupazione più bassi, ma anche livelli di produttività minori degli altri).

Dall’altra hanno dovuto tenere sempre d’occhio quelle forme di isolazionismo e protezionismo sociale espresse in modo militante dalla stampa popolare di destra e dall’Ukip. Per far quadrare questo cerchio i governi - soprattutto la coalizione attuale - hanno adoperato misure sempre più restrittive sull’accesso degli immigrati ai benefici del welfare state, dal sistema sanitario ai sussidi contro la disoccupazione.

Benefit tourism
In questa visione ha un grande ruolo lo spettro del ‘benefit tourism’, cioè l’idea che una parte significativa degli immigrati è attratto dal Regno Unito solo dall’idea che lì si può avere un accesso immediato al welfare. Un deputato Tory ha parlato di ‘uno tsunami di profughi dalla crisi della Eurozona’, tutti ansiosi di approfittare del ‘nostro sistema di welfare gratuito’.

Nessuna dimostrazione del numero ultra-esiguo di individui che possono essere identificati come ‘turisti’ in questo senso - in media forse 0.1% degli ultimi arrivi secondo l’Ue - ha potuto scoraggiare il primo ministro David Cameron e i suoi a fare propaganda presso paesi come Bulgaria e Romania per scoraggiare gli aspiranti immigranti ad arrivare sul suolo inglese. Il governo ha anche mandato nelle zone di Londra ad alta concentrazione di immigrati furgoni con pubblicità che promettevano di facilitare il loro ritorno a casa.

Asta passaporti
Il governo che compie questi gesti è lo stesso che ha suggerito di mettere i passaporti inglesi in vendita - attraverso aste con base di partenza £2.5 milioni di sterline - e che preme per una linea morbida nella vicenda ucraina per non scoraggiare il flusso di capitali e di plutocrati russi verso Londra.

Ci sono poche nazioni in un mondo globalizzato che non hanno problemi di immigrazione. In un’epoca di crisi economica poi, i protezionismi di ogni tipo si moltiplicano come virus. Quello che rende il caso inglese peculiare è il contrasto tra l’indignazione che accompagna gli ultimi flussi dall’Europa, e l’accettazione, più o meno consolidata, di quelli provenienti dall’ex-impero negli ultimi cinquant’anni.

I vari polacchi, ungheresi, rumeni ecc. si trovano identificati con quello che una certa Gran Bretagna - ‘little England’ - detesta nell’Ue: il suo ugualitarismo, comunitarismo e rifiuto di accettare la responsabilità per le conseguenze delle sue scelte. Che questo risentimento contro i risultati della liberalizzazione dei mercati del lavoro proviene dalla nazione che più di ogni altra negli anni ha predicato ai suoi partner europei la liberalizzazione di tutti i mercati non può che provocare accuse di ipocrisie e doppiezze da tutte le altre.

Su una popolazione di 63 milioni abitanti, gli immigrati dall’Ue sono circa 2.3milioni. Che qualche migliaia di loro possa trovarsi a dipendere, volendo o nolendo, temporaneamente, dal sistema del welfare inglese e questo provochi una reazione così forte dimostra semmai la fragilità degli equilibri economici e sociali nella Gran Bretagna di questi tempi.

Evidentemente è più debole di quello che il governo vuole fare credere la fiducia popolare nella sua insistenza che lì la ripresa è già in atto, e che tutti possono stare tranquilli.

David Ellwood è Senior Adjunct Professor, Johns Hopkins University, SAIS Europe, Bologna.
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giovedì 13 marzo 2014

Australia: acquisto di 8 aerei Boeing P-8a Poseidon


IDU 59 Francia
Il Ministero della Difesa australiano ha annunciato l’acquisto di otto aerei per il pattugliamento marittimo Boeing P-8A Poseidon, con un opzione per ulteriori quattro velivoli. Il contratto ha un valore di 3,6 miliardi di dollari e le prime consegne sono previste nel 2017, da completarsi entro il 2021.
Basato sulla piattaforma dell'aereo di linea 737-800, il Poseidon è un aereo multimissione pensato per il pattugliamento marittimo a lungo raggio e per operazioni anti-sommergibile, anti-nave e ISR (Intelligence, Surveillance, Reconnaissance). L’acquisizione dei P-8A permetterà alle Forze Armate australiane di incrementare sensibilmente le proprie capacità di pattugliamento marittimo e di soddisfare un requisito operativo che, data l'estensione delle acque territoriali, viene giustamente ritenuto di fondamentale importanza dalle autorità di Canberra.
Il P-8A sostituirà progressivamente gli ormai vetusti P-3 Orion e in ciò sarà affiancato dai droni MQ-4C Triton. In questo modo dovrebbe essere ottenuta, inoltre, una maggiore interoperabilità con la US Navy nella conduzione delle operazioni di pattugliamento, poiché anche gli Americani prevedono di dotarsi, a partire dal 2017, degli UAV di Northrop Grumman.
La notizia si inserisce in un quadro caratterizzato dall’acquisizione generalizzata da parte dei Paesi dell’Asia-Pacifico di maggiori capacità nel campo della sorveglianza marittima. Il rafforzamento di queste capacità è ritenuto, infatti, di primaria importanza per il controllo delle rotte commerciali e per il presidio delle acque territoriali, soprattutto alla luce delle numerose e complicate dispute in corso tra i Paesi dell'intera area.
Il Giappone è in predicato di sostituire la propria flotta di Lockheed Martin P-3C con il programma nazionale P-1, guidato da Kawasaki Heavy Industries. La Corea del Sud sta pianificando l’upgrade elettro-ottico dei propri P-3C. L’India ha ordinato otto P-8I Neptune, una variante del Poseidon, e si è riservata l’opzione per ulteriori quattro esemplari, una volta consegnato il primo lotto.

mercoledì 5 marzo 2014

Geopolitica: n. 2/3 Pivot Asia Pacifico Autunno 2013


Da alcuni decenni si parla del XXI come del “Secolo del Pacifico”. Quest’idea è stata solo corroborata dalla decisione dell’Amministrazione Obama di riorientare la strategia nazionale degli USA per fare perno sulla regione dell’Asia-Pacifico. Gli analisti vi leggono una nuova enfasi sul controverso rapporto USA-Cina, il cui scontro per l’egemonia è preconizzato da alcuni. In questo numero diGeopolitica esperti italiani e stranieri s’interrogano sulla rilevanza che l’Asia-Pacifico avrà nella geopolitica mondiale, e su come il nuovo “pivot” della politica statunitense influenzerà gli equilibri interni alla regione.
292 pp., cartografie b/n

EDITORIALE
La transizione uni-multipolare e i nuovi pivot geopolitici (Tiberio Graziani)
FOCUS
Toward a “Greater South Asia”. The Obama administration and South and Central Asia role in the US pivot strategy, 2009-2011 (David Garcia Cantalapiedra)
Il “Secolo del Pacifico”: la nuova centralità degli stretti indonesiani e del Mar Cinese nella politica mondiale(Daniele Scalea)
Rappresentazione e ipotesi dello scontro Stati Uniti-Cina (Alessio Stilo)
L’imprevedibile futuro del regionalismo asiatico (Claudia Astarita)
Strategia nazionale italiana verso il quadrante Asia-Pacifico (Andrea Perugini)
Cina: la questione “cattolica” e la proiezione di potenza nello scenario globale (Filippo Romeo)
La nuova diplomazia triangolare birmana tra Washington e Pechino (Andrea Passeri, Antonio Fiori)
Japan and Russia: Alternative geopolitics within a multipolar international context (Nuno Morgado)
Russia’s Oil and Gas in Northeast Asia: Institutional Setting and Policy Implications (Elena Shadrina)
La corsa al riarmo nell’Asia-Pacifico in un’ottica comparata: i casi di Singapore e Malaysia (Andrea Chiriu, Alessandro Uras)
L’importanza dei Melanesiani nel riordinamento del Pacifico del Sud: il ruolo di Fiji (Matias Battaglia)
Lo scacchiere sottovalutato: l’Asia nella cartografia occidentale (Michele Castelnovi)
La strategica via d’uscita dalla lunga guerra afghana e le possibili conseguenze (Claudio Bertolotti)
Intervista a Fabio Mini (Massimiliano Porto)
ORIZZONTI
Il postmodernismo tra politica e strategia: Aldo Moro e Henry Kissinger (Danilo Campanella)
Controinsorgenza in Iraq – e sue conseguenze (Brian M. Downing)
La Comunità Energetica del Sud-Est Europa: un possibile quadro d’analisi nell’attuale contesto economico e politico dell’area balcanica (Saverio Francesco Massari)
RECENSIONI
Henry A. Kissinger, Cina
Massimo Campanini, Storia del Medio Oriente
Angelo Salento, Giovanni Masino, La fabbrica della crisi. Finanziarizzazione delle imprese e declino del lavoro
Daniele Scalea, Halford J. Mackinder. Dalla geografia alla geopolitica
Paolo Sellari, Geopolitica dei trasporti

CLAUDIA ASTARITA Professore associato di Politica della Cina, Università John Cabot
MATÍAS BATTAGLIA Laureato presso l’Università di Buenos Aires
CLAUDIO BERTOLOTTI Dottore di ricerca (Università di Torino), analista del Ce.Mi.S.S.
DANILO CAMPANELLA Presidente dell’Associazione Filomati
MICHELE CASTELNOVI Centro Studi Martino Martini di Trento
ANDREA CHIRIU Dottorando di ricerca in Storia, istituzioni e relazioni internazionali dell’Asia e dell’Africa moderna e contemporanea (Università degli Studi di Cagliari)
BRIAN M. DOWNING Storico e analista politico-militare
ANTONIO FIORI Professore a contratto, Università di Bologna
DAVID GARCIA CANTALAPIEDRA Professore associato alla Universidad Complutense di Madrid
TIBERIO GRAZIANI Presidente dell’IsAG, Direttore di Geopolitica
SAVERIO FRANCESCO MASSARI Dottore di ricerca in Cooperazione internazionale e politiche di sviluppo sostenibile (Università di Bologna)
FABIO MINI Generale di corpo d’armata in ausiliaria dell’Esercito Italiano
NUNO MORGADO PhD Candidate in International Relations, Charles University in Prague
ANDREA PASSERI Dottorando di ricerca, Università di Cagliari
ANDREA PERUGINI Vice-Direttore generale per la mondializzazione e le questioni globali, Direttore centrale per i paesi dell’Asia e dell’Oceania presso il Ministero degli Affari Esteri
FILIPPO ROMEO Ricercatore associato dell’IsAG
DANIELE SCALEA Direttore Generale dell’IsAG
ELENA SHADRINA Professore associato, Università Meiji
ALESSIO STILO Ricercatore associato dell’IsAG
ALESSANDRO URAS Dottorando di ricerca in Storia, istituzioni e relazioni internazionali dell’Asia e dell’Africa moderna e contemporanea (Università degli Studi di Cagliari)
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giovedì 27 febbraio 2014

Attività della IsAG.

l'Istituto in Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG) ha presentato L'unità nella diversità. Religioni, etnie e civiltà nel Kazakhstan contemporaneo e della Guida per gli imprenditori russi in Italia, che sono tenute rispettivamente a Roma e Milano il giorno 26 febbraio.
A Milano dalle ore 10, presso la Sala XXIII della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Piazza Pio IX 2,
Il volume IsAG L’unità nella diversità. Religioni, etnie e civiltà nel Kazakhstan contemporaneo, alla presenza dell’Ambasciatore kazako Andrian Yelemessov e del co-curatore dell’opera Dario Citati. Interverranno anche un altro degli autori, Eliseo Bertolasi, il ricercatore dell’IsAG Fabrizio Vielmini, la Prof.essa Caterina Filippini dell’Università Statale di Milano e, per l’ente ospitante, l’assistente accademico Don Edoardo Canetta e il prefetto Mons. Franco Buzzi. La locandina col programma completo è visionabile cliccando qui.

Un’ora più tardi (11.00) a Roma, presso il Centro Russo di Scienza e Cultura sito in Piazza Benedetto Cairoli 6, comincerà invece la presentazione della Guida per gli imprenditori russi in Italia, opera della Rappresentanza Commerciale della Federazione Russa nella Repubblica Italiana. La stessa Rappresentanza, assieme all’Ambasciata russa in Italia e in collaborazione con IsAG e con lo Studio Legale Associato Nunziante Magrone, organizza questa ricca conferenza di presentazione. Interverranno infatti numerosi e prestigiosi relatori: l’Ambasciatore russo Sergej Razov, la presidentessa della Rappresentanza Commerciale Natela Šengelija, la vice-ministra degli Affari esteri della Repubblica Italiana Marta Dassù, il consigliere diplomatico del Presidente della Repubblica Italiana Amb. Antonio Zanardi Landi, il dirigente del Ministero dello Sviluppo Economico Giuseppe Tripoli, il presidente di SACE Amb. Giovanni Castellaneta, il direttore dell’ICE Riccardo Monti, il presidente della camera di commercio mista Rosario Alessandrello, il console onorario russo a Ancona Armando Ginesi, il presidente di Confindustria Russia Ernesto Ferlenghi, l’Avv. Gianmarco Nunziante e anche il presidente dell’IsAG Tiberio Graziani. Per la locandina col programma integrale si prega di cliccare qui.