Nel corso dell’ultima settimana di maggio sono stati divulgati dei report decisamente preoccupanti circa i risultati delle attività di cyberspionaggio di matrice cinese ai danni rispettivamente di Australia e Stati Uniti. Nel primo caso le autorità australiane hanno accertato che i piani di costruzione del nuovo quartier generale del servizio di sicurezza interna australiano (Australia Security Intelligence Organization – ASIO) sono stati compromessi da hacker cinesi che hanno attaccato i computer di un subappaltatore impossessandosi non solo del progetto dell’edificio, ma anche di tutte le mappe relative alla disposizione dei cablaggi e delle reti di comunicazione. Nel secondo, è stato reso noto un report del Defence Science Board statunitense al Presidente Obama che, pur non accusando apertamente la Cina, ha certificato la compromissione dei design costruttivi di poco meno di una trentina di sistemi d’arma americani tra i quali i mi! ssili Patriot, il sistema antibalistico AEGIS e l’F-35 Joint Strike Fighter. Questi due ultimi eventi hanno ulteriormente dimostrato la necessità dei Paesi occidentali, a cominciare dagli Stati Uniti, di rafforzare le proprie capacità di cyberwarfare sia in chiave difensiva che offensiva. Questo in un’ottica che vede ormai apertamente la Cina come primo nemico da contrastare. L’emblema di questo nuovo corso è rappresentato dalla dichiarazione del 1° Giugno, del Segretario alla Difesa americano Chuck Hagel, in cui ha chiaramente definito la minaccia di cyber attacchi come la sfida maggiore per le Forze Armate statunitensi ed i loro alleati, rimarcando come parte dei tentativi di intrusione sembrino provenire da ambienti legati al governo e alle Forze Armate cinesi.
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