Master in
“TERRORISMO E ANTITERRORISMO INTERNAZIONALE”
Terrorismo. i campi di concentramento in Cina
ANNO ACCADEMICO 2023/2024
( dalla presente tesi si estrae il paragrafo "La Politica del figlio Unico"
4 La politica del figlio unico
La
politica del figlio unico fu introdotta in Cina del 1979 da Deng Xiaoping per
rallentare ed eventualmente fermare la crescita demografica incontrollata della
popolazione.
Nel 1949, dopo la Rivoluzione Cinese, la Repubblica Popolare Cinese era sotto
il controllo di Mao Zedong, il quale riteneva fermamente che la Nazione sarebbe
dovuta diventare completamente autonoma e che, per raggiungere tale scopo, ci
fosse il bisogno di sostenere la natalità del paese con politiche specifiche.
Perciò, durante l’epoca Maoista, la popolazione aveva subito un incremento
demografico di circa 30 milioni di persone annue e rappresentava un quarto della
popolazione mondiale.
Attorno
agli anni ’60, il vertice della politica cinese si rese conto che, seguendo
quel passo di tasso di crescita della popolazione (1,5% annuo), nel 2080 la
Cina avrebbe raggiunto i 4 miliardi di abitanti, e questi avrebbe assolutamente
portato ad un problema di sovrappopolazione.
Da
allora, iniziò a svilupparsi l’idea che ci fosse il bisogno di rallentare la
crescita demografica e infatti, nel 1979, iniziò a prendere piede la politica
del figlio unico: la Cina aveva a disposizione solo il 7% della superficie
coltivabile, due terzi della popolazione aveva meno di trent'anni e la
generazione del baby boom nata negli anni Cinquanta e Sessanta entrava
nell'età riproduttiva.
Da
questo momento entrarono in vigore delle politiche di controllo delle nascite,
ossia delle politiche di controllo che stabilivano degli obiettivi di crescita
precisi: nel 1979 fu introdotta la politica del figlio unico (PFU), e
venne quindi creata una “pianificazione familiare” che veniva gestita dal sistema
sanitario locale e seguiva le direttive imposte dal governo. Avevano previsto
di raggiungere la crescita pari a zero per l’anno 2000. Le rigide regole
prevedevano:
·
I matrimoni e le gravidanze venivano previsti
per un’età più avanzata.
·
Doveva essere richiesto un permesso ufficiale
per poter avere una gravidanza e, dunque, poter concepire.
·
Coloro le quali erano in attesa di un secondo
genito/a, erano costrette a pagare una multa salata o subire un aborto forzato.
Nel
1982 i principi della pianificazione familiare vennero inseriti nella
Costituzione e sanciti negli articoli 25 e 495.
Questa
politica portò ad alcuni aspetti negativi, come lo sbilanciamento nel rapporto
tra i sessi a sfavore delle figlie femmine, e di conseguenza ad una proporzione
tra maschi e femmine non equa nel paese. Altro punto negativo di questa
politica fu la distorsione per età, con un conseguente invecchiamento della
popolazione.
Molti
bambini sono venuti al mondo illegalmente e, siccome non sono stati potuti inserire
all’anagrafe, non godono dei diritti dei cittadini più semplici, come i
diritti sociali, il diritto alla salute, il diritto allo studio o alla
libertà. Sono persone sotto un certo aspetto inesistenti.
Nel
2013 questa politica fu abolita dalla Corte suprema Cinese in quanto violasse i
diritti umani e fu concesso alle famiglie cinesi di avere un massimo di tre
figli, anche se molte indagini dimostrano che la maggioranza dei cinesi non ha
intenzione di avere più di un figlio.
Secondo
i dati dell’OMS, dal 1979 al 2013 ogni anno in media in Cina sono stati
compiuti circa 14 milioni di aborti forzati: circa il 25% del totale di aborti
praticati nel mondo.
5 L’art.49 fa parte del secondo capitolo
della Costituzione “Diritti e Doveri fondamentali dei cittadini”, e sancisce
che ogni famiglia ha il dovere di praticare la pianificazione familiare, in particolare
i genitori hanno il dovere di allevare ed educare i figli, mentre i figli che
hanno raggiunto la maggiore età hanno il dovere di sostenere e assistere i
loro genitori.
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