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“TERRORISMO E ANTITERRORISMO INTERNAZIONALE”
Terrorismo. i campi di concentramento in Cina
ANNO ACCADEMICO 2023/2024
( ei estrae dalla predetta tesi il paragrafo "Mao Ze Dong e la rivoluzione cinese)
Mao Zedong e la rivoluzione cinese
Dal dicembre del 1930 iniziò la
guerra civile in Cina, attraverso le cinque campagne di repressione comunista
ordinata da Chiang Kai-Shek e, nel frattempo, il Partito Comunista Cinese nel
novembre del 1931 istituì la Repubblica Sovietica Cinese nello Jiangxi, avente
come primo ministro Mao Zedong. Queste campagne di repressione comunista
terminarono nel 1933 con la sconfitta della parte comunista, e dall’ottobre del
1934 fino all’anno successivo prese vita la leggendaria Lunga Marcia dei Diecimila: questo ispirerà molti giovani
cinesi ad unirsi al PCC tra la fine degli anni ’30 e l’inizio degli anni ’40.
Tra il 1900 e il 1949 si
succedettero diversi governi, ma nessuno di questi fu in grado di riunificare
tutta la Cina e soltanto con la vittoria di Mao Zedong, o come nella vecchia
trascrizione, Mao Tse-Tung (1893 – 1976), lo Stato fu di nuovo condotto da un
unico potere centrale: egli è stato uno dei principali artefici e promotori
della rivoluzione cinese, elaborò dei piani strategici per il controllo
politico della Cina tramite il controllo della numerosa classe contadina.
Con la presa al potere di Mao
Zedong nacque l’attuale Repubblica Popolare Cinese ed iniziò un ulteriore
periodo di evoluzione culturale, economica e sociale, che ridusse qualsiasi
tipo di libertà e fece vivere la popolazione nel terrore, portando la Cina in
un periodo di miseria, povertà e morte.
Già dal suo intervento del 1949,
il suo obiettivo primario era quello di affermare il Partito Comunista Cinese
come unico partito al vertice, mentre il suo obiettivo secondario era quello di
organizzare la Cina secondo il modello socialista.
Basandosi su una sua esperienza durante un viaggio a Mosca nel 1949, Mao
abbracciò il modello sovietico del “piano quinquennale” per lo sviluppo
economico.
Le radici ideologiche della
Rivoluzione culturale si iniziarono ad instaurare già prima il 1966, infatti
lo scoppio è il risultato della preoccupazione che Mao aveva per gli sviluppi
che stavano avvenendo nell’Unione Sovietica dopo Stalin, e convinse Mao che la
Rivoluzione Russa si era smarrita a causa della dottrina di Nikita Kruscev che
si basava sulla coesistenza pacifica con l’Occidente e sulla transizione
pacifica al socialismo. Al contempo, il pericolo di una restaurazione
capitalista in Cina e la dirigenza del frammentato partito portarono Mao a
combattere e prevenire il dilagante revisionismo.
Il primo piano quinquennale, la
cui attuazione ebbe inizio tra il 1952 al 1953 e prevedeva una durata fino al
1957, vide la trasformazione della società cinese in una società socialista,
con l’instaurazione di una vera e propria economia socialista, centrata sullo
sviluppo industriale del paese: Mosca concesse un piccolo prestito di 300
milioni di dollari e i servizi di diverse migliaia di ingegneri, scienziati,
tecnici e pianificatori sovietici, venne dato il via alle riforme agrarie e
alla campagna di collettivizzazione delle terre, furono intensificate le misure
fiscali contro la proprietà privata, e le imprese statali miste finirono per
inglobare e assorbire quelle private, fu inoltre dedicata particolare
attenzione alla preparazione del personale, creando degli operai specializzati.
Nel complesso, i maggiori aumenti della produzione si sono verificati nei
settori dell’acciaio, del carbone e dei prodotti petrolchimici.
L’obiettivo di Mao era quello di
espandere l’economia e mantenere lo sviluppo, ma vennero applicati in maniera
troppo rigida i principi comunisti, vennero colpiti i proprietari terrieri che
affittavano le terre o le coltivavano attraverso i salariati, mentre tutti i
contadini che coltivavano direttamente le terre ne rimasero proprietari. La
vita per i cinesi urbani era strettamente regolata in regime di unità di
lavoro che prendevano il nome di danwei. Il danwei forniva la struttura di base per
il lavoro e controllava molti aspetti della vita quotidiana, compresi
l’alloggio, l’istruzione e i servizi sociali. Le persone dovevano persino
consultare il proprio danwei
in materia di
matrimonio, figli o spostamenti.
Contemporaneamente, fu avviata
una riforma del sistema statale e burocratico e Mao fece riconoscere la parità
dei diritti delle donne, e quindi equi diritti a tutti i cittadini cinesi.
Gli obiettivi sociali che erano stati fissati, sono stati raggiunti nel 1956,
mentre i risultati economici superarono nel 1957 le previsioni.
Questo primo piano quinquennale,
dunque, gettò le basi dell’industrializzazione del paese, ma in quanto il
settore agricolo portò un insuccesso, le autorità statali vollero rivedere la
situazione economica e approntarono un secondo piano quinquennale.
Il secondo piano quinquennale fu
approvato il 27 settembre 1956 e prevedeva di essere messo in atto nel periodo
dal 1958 al 1962: questo piano doveva portare ad un ulteriore incremento della
produzione agricola ed industriale, ed era stato previsto che il reddito
nazionale sarebbe dovuto aumentare del 50% e che il 60% delle entrate statali
sarebbero dovute essere rivolte agli investimenti produttivi. Il processo di
collettivizzazione agricola iniziò a svilupparsi e ad accelerare nel 1956,
furono introdotti obiettivi di produzione elevati, e il governo si rese
proprietario di tutte le terre e le attrezzature che aveva precedentemente
redistribuito e, per questo motivo, decine di migliaia di persone lasciarono le
campagne per dirigersi verso le città ritenute più confortevoli.
Nel dicembre del 1957, Deng
Xiaoping introdusse per la prima volta il concetto di “politica delle porte
aperte” e venne lanciata la campagna del “Grande Balzo in avanti” avente lo scopo di accelerare
ulteriormente il processo di raggiungimento degli obiettivi, e trasformare
l’intera economia del paese: il sistema agricolo comunale fu gradualmente
smantellato e i contadini iniziarono ad avere più libertà, potevano quindi
gestire i loro prodotti a livello di coltivazione e vendite. Successivamente,
venne applicato lo stesso approccio anche alle industrie.
Per due anni, il 1958 e il 1959,
venivano fatti girare nella popolazione degli slogan motivazionali e frasi del
tipo: “Qualche anno di sforzi a di lavoro per diecimila anni di
felicità", oppure "Avanzare con entrambe le gambe", per
incoraggiare i lavoratori a produrre sempre di più e in maniera sempre più
efficace.
Il Grande Balzo portò però ad
un disastro nella produzione: nel 1959 la Cina fu colpita da una forte
carestia, determinando disagi alimentari, fame e malattie tra il popolo, portò
inoltre i contadini ad allontanarsi dalle campagne e, di conseguenza, gli
abitanti e gli studenti delle grandi città iniziarono ad essere mandati nei
campi a lavorare.
Nell’agosto del 1958 furono
apportati dei cambiamenti all’agricoltura, e le cooperative agricole vennero
fuse in oltre 26 mila “Comuni popolari”, all’interno del quale erano comprese
all’incirca 5 mila famiglie: 26.000 di queste unità furono incaricate di
sostituire 730.000 cooperative che lo Stato riteneva inefficaci e non
all’altezza. Queste unità presero il nome di “Squadre di produzione”.
Questa pianificazione economica
inventata dallo Stato si rivelò ben presto una delusione, in quanto
disorganizzato e instabile, e iniziò sia a limare la leadership di Mao
all’interno del partito, che ad instaurare un allontanamento dall’URSS.
Alla fine degli anni Cinquanta,
il popolo cinese fu decimato da una catastrofica carestia, d’altronde questo
periodo rivoluzionario tra il 1959 e il 1961 ha inoltre coinciso con vari
eventi climatici, calamità naturali (siccità, inondazioni, caldo intenso,
tifoni, malattie e infestazioni di insetti ecc.), cambiamenti demografici,
conflitti militari e con il ritiro dei tecnico sovietici concesso
precedentemente dall’URSS; la popolazione iniziò quindi ad interrogarsi sui
metodi di lavoro che gli venivano imposti e, di conseguenza, la produzione
calò drasticamente. Non molto dopo, arrivò l’ordine del governo di frenare i
ritmi di lavoro, e vennero concessi dei diritti alla popolazione per spronare e
dare stimoli.
La Grande Carestia Cinese fu tra
le più mortali, cominciò alla fine del 1958 e durò fino alla fine del 1961,
il bilancio delle vittime è stato oscurato dal governo cinese ed è stata data
la colpa ad una serie di disastri naturali, ma si pensa che morirono
all’incirca 30 milioni di persone.
Venne consolidato il fallimento
di questo metodo e Mao stesso, nel 1958, cedette la Presidenza della Repubblica
a Liu Shaoqi.
Nel 1960 la Cina si distaccò definitivamente dalla Russia, rimanendo
parzialmente isolata sulla scena internazionale.
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