Antonio Trogu
Indo-Pacifico
è un termine politico, non geografico e si riferisce alla regione marina
comprendente le parti tropicale e subtropicale degli Oceani Indiano e Pacifico
dove gli Stati che vi si affacciano hanno in comune interessi economici, politici
e strategici.
Il
suo perimetro muta in funzione degli obiettivi strategici: per gli USA l’area
si estende dalle Hawaii all’India mentre per il Giappone giunge a toccare le
coste orientali africane. I due
principali aspetti che caratterizzano il
crescente interesse per questa area riguardano il tasso positivo di crescita
economica degli Stati regionali e l’ascesa della Cina come potenza regionale.
Dal
punto della stabilità internazionale il Mar Cinese Meridionale presenta
gli aspetti più interessanti e problematici. Il Mar Cinese
Meridionale è uno specchio d’acqua che mette in collegamento l’Oceano
Indiano e il Pacifico attraverso cui passa un’importante fetta dei traffici
commerciali globali. Esso in particolare si collega all’Oceano Indiano
attraverso tre “strozzature” rappresentate dagli stretti di Malacca[1], Sonda[2] e Lombok[3] e al Pacifico tramite
lo Stretto di Luzon, posto tra Taiwan e l’arcipelago delle Filippine. Tra i due oceani esistono quindi questi passaggi obbligati che diventano fondamentali
proprio per via dell’importanza raggiunta dai volumi di traffico commerciale
che li attraversano. Inoltre i tre stretti non hanno solo valore dal punto di
vista commerciale, ma hanno una profonda importanza strategica. La Cina dipende fortemente dallo stretto per il trasporto
di energia che cresce notevolmente di anno in anno. Il
petrolio proveniente da Golfo Persico e Africa transita verso la Cina attraverso
gli stretti di Malacca e Lombok.
L’arcipelago
filippino è bagnato nella sua parte occidentale dal Mar Cinese Meridionale e
Manila, come Pechino, rivendica la sovranità sulla Zona di Esclusività
Economica di quel mare, che invece la Cina non ammette considerando quel
bacino interamente sotto sovranità nazionale.
Quello
specchio d’acqua conteso, quindi, vede il confronto tra la Cina, che ne rivendica il possesso nella sua
interezza, e gli altri Stati rivieraschi coinvolgendo un sistema di alleanze e
partenariati che ampliano il raggio di azione della tensione tenendo anche conto di altri aspetti quali le
relazioni interne al QUAD (Quadrilateral Security Dialogue composto da Stati
Uniti, Giappone, India e Australia), le frizioni legate all’AUKUS, la politica
di contenimento nell’area della Cina e i contrasti nello stretto di Taiwan.
In
Asia, la Cina prosegue la sua penetrazione in diverse sub regioni dello
scacchiere la cui evoluzione più recente riguarda le relazioni che ha con le
Isole Salomone, quale punta avanzata della sua penetrazione di Pechino nel Sud
Pacifico, grazie a un patto di sicurezza bilaterale firmato ad aprile del 2022,
un accordo dal contenuto abbastanza ambiguo da
spianare la strada allo stabilimento di una base cinese nell’arcipelago.
Questo
accordo è destinato ad aumentare le tensioni nel più ampio Indo-Pacifico, le
Isole Salomone e la regione indo-pacifica dovranno affrontare le vaste
conseguenze di quest’ultimo sviluppo con implicazioni di vasta portata. L’importanza delle Salomone è data dalla sua posizione
geografica, incuneate alla perfezione tra arcipelago indonesiano, Oceania
bianca e Triangolo polinesiano, le Salomone sono un trampolino di lancio verso
tre diverse direzioni.
Vi
sono così due aspetti che si intrecciano ovvero la maggiore contesa geopolitica
tra la Cina da una parte, contro USA, Australia, Francia, Taiwan e altri
alleati (quali Giappone, Corea del Sud, e in misure e percezioni differenti,
India e Nuova Zelanda) e tensioni interne di vecchia data e sempre più precarie.
Queste tensioni, di tipo economico, sociale ed etnico, sono spesso sfociate in
conflitti nel corso dei 44 anni da quando le Isole Salomone hanno ottenuto
l'indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1978. Un decennio di tensioni tra gli
abitanti delle isole e il governo centrale e tra le isole medesime è sfociato
in un grave conflitto armato iniziato nel 1998 che è costato la vita a 200 persone. Nel 2000
è stato firmato l'accordo di pace di Townsville (in Australia, visto che
Canberra aveva mediato tra le parti), che in realtà ha portato a una lunga
tregua. Le Isole Salomone si estendono su rotte marittime e di
comunicazione critiche per l’Australia, ma sono anche della massima importanza
strategica per i vicini della Papua Nuova Guinea e per la nuova nazione
emergente dalla sua regione autonoma di Bougainville, che si trova appena a
nord del confine con le Isole Salomone, così come le Fiji e la Nuova Zelanda.
La Nuova Zelanda ha firmato un "accordo di partenariato" con le Fiji
il 29 marzo, a seguito delle rivelazioni dell'esistenza dell'accordo sulla
sicurezza Isole Salomone - Cina, e questo fa seguito a un importante
aggiornamento della cooperazione in materia di difesa tra le Fiji e l'Australia
a metà marzo 2022. Il più vasto scacchiere dell’Indo-Pacifico resta una
priorità strategica per gli USA e il viaggio del presidente Biden in Corea del
Sud e Giappone, dove ha lanciato la IPEF (Indo-Pacific Economic Framework for
Prosperity)[4],
un colossale piano di cooperazione economico ma con un chiaro riferimento al
contrasto con la Cina e attualmente ne fanno parte l’India e 13 paesi
situati nell’Oceano Pacifico: Australia, Brunei, Fiji, India, Indonesia,
Giappone, Corea del Sud, Malesia, Nuova Zelanda, Filippine, Singapore,
Tailandia, Stati Uniti e Vietnam.
Accanto
al lancio di questa iniziativa, dove si trovano elementi che richiamano
il Piano Marshall, Biden ha presieduto una riunione del Quad (Quadrilateral
Security Dialogue) a cui partecipano
gli USA, Australia, Giappone e India e la cui funzione primaria è quella
di contenere l’espansione della Cina nella regione dell’Asia-Pacifico
mediante la cooperazione interstatale, l’organizzazione di incontri periodici
tra le parti e lo svolgimento di esercitazioni militari congiunte.
Un
indo-pacifico libero ed aperto e’ l’ambizione che fa da collante ai partecipanti al QUAD che e’ nato nel 2007
grazie all’iniziativa del Primo Ministro giapponese Shinzo Abe ma che si
scontrò subito con l’ostilità’ della Cina. L’Australia, per motivi politici (sia i laburisti che i liberali/nazionalisti) avevano la
stessa visione dei rapporti con Pechino e del significato della sua ascesa per
l’Asia in generale e l’Australia in particolare) e per motivi economici (nel 2009, la Cina era divenuta il maggiore partner
commerciale dell’Australia ) ridimensionò
il proprio impegno e si passò a rapporti diplomatici a livello bilaterale e
multilaterale.
Nel
2017 in occasione del summit dell’ASEAN[5] l’amministrazione Trump
decise di coinvolgere Australia e Giappone e così gli accordi del QUAD vennero
ripresi.
Per
quanto riguarda l’ ASEAN (Associazione
delle Nazioni del Sud-Est asiatico), la relazione di vicinato tra la Cina e i
paesi ASEAN (Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malesia, Myanmar,
Singapore, Thailandia e Vietnam) continua ad essere più stretta dal punto di
vista economico e più complessa da quello politico.
La
regione dell’Asia sudorientale che ospita i dieci paesi membri della ASEAN ha
progressivamente assunto un’importanza preminente dovuta a numerosi fattori,
fra cui la sua posizione di crocevia strategico fra l’Oceano Indiano e quello
Pacifico, e il suo peso economico e demografico. L’ASEAN rappresenta la terza
economia del continente e la quinta su scala globale e ha un ruolo, nel Sud-Est asiatico, quale area di
incontro e occasionalmente di confronto fra le principali potenze del
pianeta, in primis Stati Uniti e Cina.
Nel
corso del 2023 il governo cinese si è adoperato per rilanciare la “politica di
buon vicinato” nei riguardi dei principali attori regionali. Tali sforzi hanno
puntato ad appianare le tensioni emerse nella relazione fra Cina e l’ASEAN durante
il biennio di pandemia, che avevano significativamente danneggiato tanto
l’immagine di Pechino nell’area quanto il processo di integrazione economica
fra i due soggetti con la sospensione di vari progetti infrastrutturali
promossi dalla Cina in Asia sudorientale nel quadro della Belt and Road
Initiative (Bri). E comunque innegabile che la Cina rappresenti l’interlocutore
economico di gran lunga più importante per tutti i governi dell’Asean.
In questo senso e’ importante rilevare il dato
relativo alle importazioni di merci cinesi da parte delle economie dell’Asean,
lievitate da quota 320 miliardi di dollari annui nel 2018 a 567 miliardi di
dollari nel 2022, anche per effetto dell’entrata a regime della Regional
Comprehensive Economic Partnership (Rcep)[6]. Con
la sottoscrizione di questo accordo, Il 15 Novembre 2020, l’Australia,
la Cina, la Corea del Sud, il Giappone, la Nuova Zelanda ed i Paesi membri
dell’ASEAN puntano a ridurre le barriere doganali abbassando i dazi in molti
settori, favorendo gli investimenti e la cooperazione commerciale tra i Paesi
firmatari, incrementare il commercio elettronico e la tutela della proprietà
intellettuale.
Nella
regione la crescente rivalità tra Cina e USA vede nel Sud-Est asiatico uno dei
suoi epicentri preminenti anche in virtù della vicinanza con Taiwan, il cui status rappresenta il principale nodo
del contendere nella tormentata relazione fra Cina e Stati Uniti.
Un
altro focolaio di potenziale crisi e’rappresentato dall’elezione a Taiwan di
Lai Ching-Te del Partito progressista democratico favorevole all’indipendenza
dalla Cina. Il nuovo presidente della Repubblica di Cina (l’altro nome di
Taiwan) si insedierà a Taipei il prossimo 20 maggio e ha chiarito subito che auspica
il prosieguo del sostegno militare americano, rafforzando la capacità di
autodifesa di Taiwan, nel quadro delle tensioni con la Cina e, in termini di
sicurezza, gli abitanti di Taiwan vorrebbero dagli USA un pattugliamento aereo e navale dell’area.
Il
19 settembre scorso, i paesi dell’ASEAN hanno partecipato alle prime
esercitazioni militari congiunte in Indonesia e anche se avevano già preso
parte ad esercitazioni di difesa multinazionali, queste sono le prime a
coinvolgere solo gli aderenti all’organizzazione (Brunei, Cambogia, Filippine,
Indonesia, Laos, Malaysia, Myanmar, Singapore, Thailandia, Vietnam) in attività
in cui non vengono simulate azioni di combattimento ma bensì di assistenza
umanitaria, di soccorso in caso di calamità, di operazioni di salvataggio e di
pattugliamento marittimo congiunto. L’Indonesia ha comunque escluso che le
esercitazioni mirino a contrastare la crescente assertività della Cina nel Mar
Cinese Meridionale, che Pechino rivendica quasi nella sua interezza. In realtà Giakarta
si è già scontrata con la Cina per i diritti di pesca intorno alle Isole Natuna
e ha ampliato la sua presenza militare nell’area, rinominando anche le zone
settentrionali della sua zona economica esclusiva (Mar Natuna Settentrionale),
ribadendone così la rivendicazione. Tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020
Giakarta era arrivata quasi allo scontro con Pechino a causa della presenza di
navi della Guardia Costiera cinese e dei suoi pescherecci nella zona economica
esclusiva indonesiana.
Nonostante
l’equilibrio che Giakarta vorrebbe mantenere nel corso dei prossimi anni tra le
maggiori potenze, gli Stati Uniti
continuano ad essere un partner strategico per la sicurezza dell’Indonesia,
come risulta evidente dalla recente firma di un Memorandum of Understanding con
Boeing per l’acquisizione di 24 aerei da combattimento F-15EX (nel febbraio
2022 la US Defense Security Cooperation Agency approvò la vendita all’Indonesia
di 36 F-15EX per un contratto comprensivo di armi, equipaggiamenti e ricambi da
13,9 miliardi di dollari), parte di una spinta alla modernizzazione a lungo
termine.
Giakarta,
oltre agli Stati Uniti ha ottimi rapporti anche con il Giappone, suo terzo
partner commerciale. I due paesi intrattengono relazioni bilaterali da oltre 60
anni. Nel 2021 hanno firmato un accordo di cooperazione nel settore
della difesa.
Nella
regione, i paesi dell’ASEAN hanno avviato un processo di modernizzazione inteso
a rafforzare le difese e a sostituire le loro attrezzature. Vi è una maggiore
percezione della minaccia e di conseguenza una maggiore spesa per la difesa. Le
acquisizioni militari stanno aumentando man mano che la sicurezza marittima
diventa centrale. Oltre l’Indonesia gli altri paesi litoranei che hanno dispute
con la Cina nel Mar Cinese Meridionale hanno impegnato gran parte del budget
per le spese militari per migliorare la loro capacità navale, incluso
l’aviazione marittima, i sistemi mobili missilistici anti-nave e la
sorveglianza marittima.
Secondo
il database SIPRI Military Expenditure 2023, la spesa militare dei paesi
dell’ASEAN è passata da 20,3 miliardi di dollari nel 2000 a 43,2 miliardi di
dollari nel 2021.
Il
concetto di Indo-Pacifico, alla luce delle rinnovate ambizioni internazionali
cinesi si sta evolvendo nella forma di alleanze internazionali formalmente
istituzionalizzate in campo militare ed economico. Su questo sfondo si
strutturano le politiche estere di India e Giappone che hanno promosso e/o
aderito a tali iniziative finalizzate a contenere la Cina.
Anche
se sembra vi siano indizi che fanno pensare che l’Aukus, l’alleanza militare
tra Usa, Regno Unito e Australia, potrebbe in futuro essere allargata
a Giappone e Corea del Sud, anche se non nell’immediato a meno
di un improvviso aumento delle tensione nell’Indo-Pacifico. il Giappone rimane
cauto in merito a questa possibilità pur avendo chiaramente espresso serie
preoccupazioni riguardo alla posizione strategica della Cina, che considera
come la più grande sfida strategica alla sua sicurezza e all’ordine
internazionale esistente. Infatti Tokyo sta consolidando la sua posizione nel
Mar Cinese Meridionale approfondendo la sua cooperazione in materia di
sicurezza col Vietnam, altro Paese che ha in essere un contenzioso
territoriale con la Cina sempre per quello specchio d’acqua, e sta
intensificando le esercitazioni congiunte effettuate in quella regione.
L’India
per la sua posizione geografica e le dimensioni demografiche e’ un attore
chiave nella geopolitica dell’indo-pacifico, occupando una posizione dominante
alla testa dell’Oceano Indiano e proiettando la sua influenza fino all’Equatore
e trovandosi al crocevia tra il turbolento Medio Oriente e gli attori più
influenti del Sud-Est asiatico, mentre condivide un confine controverso con la
Cina.
Le
relazioni tra Cina e India sono, per la maggior parte, conflittuali. focolai di
tensione sono rappresentati dalle proiezioni marittime di entrambi i Paesi nei
rispettivi specchi d’acqua adiacenti, l’Oceano Indiano e il Mar Cinese
Meridionale. L’India ha siglato un accordo per la fornitura di armi con il
Vietnam nel giugno 2023 e ha continuato ad aumentare la sua presenza nel
Sud-est asiatico schierandosi con le Filippine contro la Cina nelle dispute di
sovranità nel Mar Cinese Meridionale e rafforzando la cooperazione di difesa
con l’Indonesia. Allo stesso tempo, la Cina ha fatto concorrenza agli Stati
insulari dell’Oceano Indiano, considerati sotto l’influenza dell’India, come le
Maldive e lo Sri Lanka, offrendo investimenti e sostegno finanziario.
Per
quanto riguarda la politica cinese e’ inoltre necessario sottolineare che nell’ottobre
del 2022 si è tenuto il 20° Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese
che ha visto Xi Jinping nominato Segretario Generale del Partito Comunista per
un terzo mandato senza precedenti. Si tratta di una circostanza eccezionale
perché il conferimento al Segretario uscente di un mandato anche per il
quinquennio 2022-2027 ha alterato di fatto un meccanismo di successione al
potere che si era gradualmente istituzionalizzato dopo la morte di Mao Zedong
nel 1976. Negli ultimi trent’anni, infatti, si era imposto un meccanismo di
ricambio al vertice dopo un ciclo decennale. Come emerge dalla periodizzazione
ufficiale della storia della Repubblica popolare cinese, dal 1949, data della
Fondazione della Repubblica popolare cinese, a oggi si sono alternati cinque
gruppi di dirigenti che hanno esercitato il potere collettivamente e che hanno
avuto al centro una figura di riferimento. In considerazione del carattere
anagrafico di ogni ciclo, ogni gruppo prende il nome di “generazione” e il
ricambio avviene, appunto, in occasione di un Congresso. Questo rinnovo per la
terza volta del mandato non solo segna l’accentramento del potere decisionale
nelle mani del presidente ma gli garantirebbe anche una piena capacità di indirizzo
politico.
Per
quanto riguarda l’Europa quale e’ la sua
strategia nell’Indo-Pacifico? Il 19 aprile 2021 il Consiglio dell’Unione
Europea (UE) ha approvato le conclusioni su una Strategia dell’UE per la
cooperazione nella regione indo-pacifico che prende atto della ritrovata
assertività della Cina, proponendosi tra l’altro di intensificare l’impegno
nella regione cosiddetta indopacifica, in particolare con i partner che hanno
già annunciato i loro approcci per la regione.
L’UE intende rafforzare la presenza politica, economica e militare nella
mega-regione indo-pacifica. Il documento strategico per la Cooperazione nella
regione indo-pacifica dell’UE è stato approvato il 19 aprile 2021 e reso
operativo il 16 settembre: in esso si definisce la macro-area teatro di «un
’intensa concorrenza geopolitica» tra Cina e Stati Uniti, di «crescenti tensioni
negli scambi commerciali e di approvvigionamento» e «messa in discussione
dell’universalità dei diritti umani».
Uno
dei principali teatri di ritrovato interesse per l’UE è il Mar Cinese
Meridionale che rappresenta una porzione del Pacifico costituita perlopiù da
acque internazionali ma teatro di dispute territoriali e marittime tra gli
stati rivieraschi e dell’accesa rivalità strategica tra Stati Uniti e Cina e
tra Cina e Giappone.
7
febbraio 2024
[1] Uno dei punti di passaggio cruciale del
commercio internazionale. Un chokepoint, come lo
chiamano al Dipartimento di Stato americano. Si tratta infatti della rotta
marittima più breve tra il Medio Oriente e l’Asia Orientale
[2]
è un stretto
tra le isole indonesiane Giava e Sumatra e forma una connessione tra il Mare di Giava e
il Oceano Indiano.
[3]
braccio di mare che collega
il mar di Bali con l'Oceano
Indiano, situato fra le isole di Bali e Lombok,
in Indonesia.
[4]
Si tratta di un’iniziativa guidata dagli Stati Uniti che
mira a rafforzare la partnership
economica tra i paesi partecipanti per migliorare la resilienza, la
sostenibilità, l’inclusività, la crescita economica, l’equità e la
competitività nella regione
dell’Indo-Pacifico. L'IPEF non è un accordo di libero
scambio (ALS) , ma consente ai membri di negoziare le parti che desiderano.
[5]
Associazione delle Nazioni
del Sud-Est asiatico (Association of Southeast Asian Nations, ASEAN) è la principale
organizzazione multilaterale attiva nel Sud-Est asiatico. Ne
fanno parte tutti i Paesi della regione, con la sola eccezione di Timor-Leste.
Dalla sua fondazione nel 1967, l’ASEAN si è affermata come formato centrale per
la cooperazione regionale in vari ambiti politici, tra cui l’integrazione
economica, la promozione della pace e della stabilità, la riduzione del
divario di benessere tra gli Stati membri e lo sviluppo sostenibile.
[6]
E’ considerate il piu’ grande
accordo commerciale del mondo perché i suoi membri rappresentano un terzo del
pil mondiale
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